La braidese Vittoria Morino porta in tournée un monologo su Virginia Woolf

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Bella è bella, grandi occhi azzurri sognanti, profilo raffaellesco del volto, corpo da modella, talentuosa pure, curriculum importante, riconoscimenti nazionali. Vittoria Morino, classe 1994, braidese di nascita e residenza, è personalità a tutto tondo, poliedrica, aperta a ogni esperienza artistica. La danza e il teatro li ha respirati fin da piccola, essendo figlia d’arte (la mamma Donatella Poggio, ballerina, attrice, che oggi dirige la scuola “Artedanza”, ha calcato palcoscenici d’Italia, creato coreografie, allestito spettacoli). “Buon sangue non mente” dunque e Vittoria, dopo il liceo linguistico a Bra, una borsa di studio vinta allAccademia Mas di Milano nel 2014, nel 2015 è danzatrice nel cortometraggio Mantra diretto da Max Sirto (ballerino e fondatore insieme a Andy Fumagalli del progetto “Evolutions Contemporary Ballet & Fluon Art Laboratory production”) e nel 2016 si iscrive al Dams di Torino. Borse di studio e stages vinti non si contano, tra cui quello con Pompea Santoro nel 2016 e, in occasione del concorso internazionale di danza a Firenze (Opus Ballet), il terzo posto come solista e la borsa di studio per una settimana alla “Northern School of Contemporary Dan­ce” di Leeds (In­ghi­lterra).Vittoria non si accontenta, soprattutto ricerca performances diverse: è del 2012 il primo premio assoluto di recitazione al concorso del Teatro Nuovo di Torino. Oggi nel suo carnet può vantare anche il titolo di poetessa e scrittrice. «La scrittura – racconta – è nata per caso anni fa quando iniziai a scrivere delle poesie per conto mio, nel mio tempo libero. Ho sempre amato scrivere già da quando andavo alle elementari e ora è diventata una grande passione oltre che una profonda terapia». Per caso, componimenti inviati al concorso di poesia pro­mosso dalla casa editrice Dantebus di Roma, sono stati premiati con la pubblicazione nella collana poetica “Isole” e ottenuto un’importante menzione di merito da Aletti editore, all’interno del 16° concorso internazionale di poesia inedita. Il suo ultimo lavoro è un monologo su Virginia Woolf che sta portando in tournée, di cui è sceneggiatrice e regista. «L’interesse per la scrittrice è nato dopo aver visto il film “The hours” diretto da Stephen Daldry, basato sul romanzo di Michael Cunningham “Le ore”. Da quel momento ho cominciato a leggere i suoi romanzi come “La signora Dalloway”, “Gita al faro”, “Le onde”, saggi come “Una stanza tutta per sé”. Mi ha sempre affascinato il suo stile, il flusso di coscienza come un fiume di pensieri e sentimenti irruenti e la passione nell’affermare il suo pensiero sui diritti umani. Percepivo dalla sua scrittura un’esigenza intima, intensa e impetuosa di emergere come donna libera e indipendente in un mondo dominato dalla guerra, dal patriarcato e dal maschilismo feroce». Il monologo dipana i valori, le riflessioni e l’interiorità della Woolf, partendo dal suo saggio “Pensare la pace durante un raid aereo”, in cui condanna la guerra. «Volevo far emergere il suo tormento legato non solo alla situazione storica drammatica ma anche alla ma­lattia di cui soffriva, la depressione, nella sua stanza tutta per sé, ovvero un palco quadrato. Ho costruito lo spettacolo immedesimandomi nella sua ambiguità tra il voler vivere e il voler morire, facendo prima un training fisico e poi proiettandomi nella sua mente che nel testo emerge come una prigione». E Vittoria ci è riuscita appieno.

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