La bella storia di Matteo Campo, dalla Canale del pallone al Torino Calcio

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Dai campi della provincia ai bordi della serie A: passando per tutta una vita in cui il calcio e la passione per tutto ciò che significa “fare squadra” sono stati elementi quotidiani. E fin qui, tutto liscio: soprattutto in un modo “moderno” di fare giornalismo. Che, delle favole sportive, ne fa un piatto immancabile nel proprio menu di fatti e cronache semi-quotidiane. Non è la prima volta, per le narrazioni di ascese dall’ombra lucente del dilettantismo all’olimpo del pallone: senonché, stavolta, la storia di cui parliamo assume connotati molto umani. E’ l’e­sperienza di Matteo Campo, sicano d’origine (è nativo di Sciacca, classe ‘61), ma canalese fino al midollo.

Canalese, appunto: come il nome della squadra per cui ha vestito i colori sin dagli Anni ‘70. Ora la notizia è più che fresca: come l’inchiostro sulla firma apposta sul contratto. Matteo è infatti pronto per la nuova sfida: nelle vesti di funzionario del Torino Fc, appena assunto nello staff delle giovanili guidato da Silvano Benedetti (sì, il difensore che vestì le maglie del Toro e della Roma negli Anni ‘90). Il patto è giunto al termine di un serrato corteggiamento sportivo: ma occorre fare qualche passo indietro, per capire soprattutto “chi” è Matteo Campo, e il suo rapporto con il calcio, con Canale – in cui è altresì consigliere comunale – e con un contesto in cui sport, società civile e persone sono spesso parti di un meccanismo unico, senz’altro peculiare. E sì che, per lui, la vita attiva nella cittadina era partita proprio dai campi verdi del “Malabaila”. Con i primi calci al pallone, negli Anni ‘70: insieme ai mister di allora, Virginio Casagrande e Paolo Serafino, «cui sarò sempre grato per tutto ciò che seppero insegnarmi come calciatore e come uomo». Parla così, con una commozione che si coglie in pieno.

Poi, l’esperienza a Orbassano, nelle serie superiori: e la carriera interrotta da un grave infortunio, il riavvicinamento al Roero, nel glorioso Cisterna d’Asti, e il ritorno alle origini. Sino al 1994, con la nascita della prima figlia Michela: «Decisi allora che, tra la famiglia e il calcio giocato, la domenica pomeriggio la precedenza andava a… spingere il passeggino», anche per fornire la cifra morale di Campo. Ma il pallone chiamava, anche solo da bordocampo: facendo rivestire perlomeno la tuta a Matteo, con i primi corsi da allenatore (con un istruttore di prim’ordine come Mauro Masetti) e la proposta giunta nel ’97 da Beppino Rosso, storico dirigente di quella che è ora e l’Asd Canale 2000 Calcio. «Ero parte di un piccolo nucleo di nuovi allenatori, insieme a Giancarlo Sperone, Luca Barone e Davide Musso, con l’obiettivo di creare un settore giovanile a supporto della prima squadra. Siamo cresciuti poco alla volta, con l’arrivo di nuovi allenatori, bravi e competenti: e, soprattutto, lavorando sempre all’insegna della collaborazione con le famiglie. All’epoca, è anche vero come nell’ambiente sportivo locale ci fosse peraltro un tocco di scetticismo attorno a questo progetto: e c’era chi diceva che Canale non avrebbe mai avuto un “vero” settore giovanile. Siamo andati avanti, però, ogni giorno, insieme: ponendo i giovani calciatori, l’aspetto educativo, come fulcro di tutto».

Da quei semi idealmente lanciati nel campo, germinò il primo virgulto di avvicinamento di Matteo ai fatti di oggi: con quella che fu per un lustro l’affiliazione dei “ragazzi” della Canalese al progetto della Toro Academy, un piano distribuito tra l’Italia e il resto del mondo, fatto di una vera e propria “rete” di società. Formazione, scouting: ma anche esperienze collettive come la partecipazione alle partite di massima serie allo stadio “Grande Torino”. E i camping primaverili ed estivi: che, d’ora in poi, saranno il “pane quotidiano” e lavorativo di Matteo. La Canale del pallone è diventata un luogo che ha la crescita, sportiva e umana, come obiettivo principale: proseguita poi con la nascita dell’Asd Canale Academy. Come è maturata questa scelta di vita? «Ammetto che, più volte, in questi anni mi è stato proposto da Benedetti e Coppola di lavorare con loro. E’ stata infine una decisione ponderata: Canale è la mia “casa”: e ringrazio lo staff e la presidente della Canale Academy, Silvia Marchisio, per avermi consentito di continuare il mio percorso al Torino Fc». Una parola, ancora, per la società da cui proviene: «E’ un gruppo fantastico, e sono più che sicuro che faranno bene: a loro, a chi mi ha accompagnato e ha vissuto con me questo cammino, alle famiglie, ai ragazzi che ho visto crescere in questi anni, va tutta la mia riconoscenza». Adesso, una nuova frontiera: «Lavorare con il Toro è un pensiero esaltante: già aver avuto la possibilità di collaborare con questa società, negli ultimi 5 anni, nei differenti “camps” mi ha permesso di incontrare professionisti eccellenti, italiani e stranieri. Sono emozionato, e allo stesso tempo mi sento pronto, e felice per la fiducia che è stata riposta in me: farò di tutto per meritarla. Grazie Toro, e grazie Canale!».

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