Incontro della Cia regionale e di quelle provinciali per decidere il futuro della Razza Bovina Piemontese

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In questi giorni i rappresentanti della Cia Regionale e di quelle provinciali del settore carne si incontrano per decidere le strategie da portare avanti sul futuro dei bovini di Razza Piemontese. Per l’organizzazione agricola di Cuneo partecipano il vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale, Silvio Chionetti, accompagnato da alcuni allevatori. Il motivo della riunione? Trovare una strada, attraverso proposte concrete, sul come superare le difficoltà alle quali il settore deve far fronte, ma anche discutere di un’opportunità che potrebbe aprirsi nei mesi a venire.

 

Costi di produzione troppo alti

Nel periodo attuale, il problema maggiore è costituito dagli aumenti delle spese per le materie prime, in particolare cereali e foraggi, che servono a preparare l’alimentazione di qualità degli animali, e dell’energia, necessaria alla gestione aziendale. I costi di produzione sono più alti di quanto gli allevatori incassano dalla vendita degli animali. Sottolinea Chionetti: “Una situazione insostenibile per le aziende. E se i prezzi di materie prime ed energia non scenderanno in tempi brevi, per alcune di esse c’è il rischio di dover abbandonare l’attività di allevamento. Buttando via quanto è stato costruito negli anni passati e il lavoro per valorizzare la Razza attraverso la qualità della produzione. Un patrimonio di straordinaria importanza per il nostro territorio”.

 

L’Igp per i Vitelloni della coscia che non sta decollando

La carne dei bovini di Razza Piemontese ha ottime caratteristiche organolettiche e di salubrità per chi la consuma, in quanto contiene pochi grassi e percentuali molto basse di colesterolo. Inoltre, è una delle razze che ha la migliore resa nella macellazione e, per come viene allevata, attraverso un contenuto consumo di acqua e l’alimentazione frutto del mix di prodotti locali, è tra le più sostenibili a livello ambientale.

Nel 2016, ha ottenuto, dall’Unione Europea, l’Indicazione Geografica Protetta (Igp) per i Vitelloni Piemontesi della coscia: bovini maschi e femmine iscritti al Libro Genealogico, con un’età superiore ai 12 mesi e allevati e ingrassati nella zona individuata dal rigido disciplinare. Spiega Chionetti: “La qualità è ormai il filo conduttore che contraddistingue tutti i produttori di Piemontese. Un risultato finale ottenuto attraverso la genetica certificata di partenza, l’alimentazione corretta e sana, il benessere animale nella stalla o al pascolo nei terreni all’aperto. Grazie al lavoro degli allevatori sono stati fatti passi da gigante. Adesso, la Piemontese costituisce un’eccellenza delle nostri produzioni”.

Ma legato all’Igp c’è un problema. “La Piemontese, rispetto ad altre razze di carne, è decisamente meno conosciuta. Con il marchio Igp si pensava potesse spiccare il volo ed essere apprezzata come merita. Il marchio, però, dopo sei anni non sta decollando. Invece, sarebbe un ottimo strumento per promuovere e veicolare il prodotto che ha bisogno di nuovi impulsi. Infatti, c’è molto spazio di vendita in Italia e, poi, anche all’estero”.

Ad occuparsi dei programmi di miglioramento genetico e di selezione degli animali e del percorso della loro promozione, valorizzazione e diffusione è l’Anaborapi: Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Piemontese. Nata nel 1960, ora nella sede di Carrù si trovano l’Ufficio Centrale del Libro Genealogico, il Centro Genetico per i torelli candidati alla riproduzione, il Centro Tori  degli animali abilitati all’inseminazione artificiale e la Casa Museo. A breve si svolgerà il rinnovo delle cariche dell’Associazione. Dice Chionetti: “Nell’incontro delle Cia vogliamo individuare delle proposte condivise da portare, con i nostri soci e rappresentanti, all’assemblea dell’Anaborapi e al mondo zootecnico in generale. Perché siamo a un bivio: la produzione della Piemontese, a seconda delle scelte che verranno fatte, può svilupparsi e crescere oppure regredire e, forse, anche sparire”.

 

L’opportunità

In Italia da alcuni anni una parte di imprenditori agricoli comprava i vitelli di due-trecento chilogrammi provenienti dalla Francia, li ingrassava e li vendeva soprattutto alla Grande Distribuzione. Ma, rispetto alla Piemontese, è sempre mancata la tracciabilità della carne prodotta. Ora, però, i vitelli francesi stanno prendendo la strada del Nord Africa, più remunerativa di quella del nostro Paese. Afferma Chionetti: “Si tratta di una grande opportunità per la Piemontese. Bisogna continuare sul percorso della qualità, a cui aggiungere quelli di una maggiore promozione, valorizzazione e diffusione della Razza. In questo modo si potrebbe davvero crescere”.

 

I numeri

La Piemontese è la razza da carne autoctona più numerosa nel nostro Paese. Le stalle sono 4.150, distribuite per il 60 % nella provincia di Cuneo e le rimanenti soprattutto in quelle di Torino, Asti e Alessandria. In Italia si arriva a un totale di 282.000 capi allevati.

 

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