Incidente mortale in un cantiere: chieste condanne per impresario e ingegnere

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Due anni di reclusione per Massimo Burdisso, l’impresario che era alla guida del mezzo; altrettanti per il responsabile della sicurezza, l’ing. Alessandro Gallo. Sono le pene richieste ieri dal pubblico ministero Cristiano Palumbo per la morte di Alket Gjielai, 31 anni, edile di origine albanese residente ad Alba. Accadde in località S. Sebastiano di Monforte d’Alba nel settembre 2015 nel cantiere di ristrutturazione di un vasto stabile. Un “muletto” si rovesciò, l’operaio che camminava a fianco fu travolto.

Nel processo in corso ad Asti per omicidio colposo è emerso che Burdisso non aveva il “patentino” per condurre il carello sollevatore e che Gallo non era presente al momento del fatto. A verbale, l’ingegnere ha fatto mettere di non aver «concordato» quella manovra rivelatasi fatale. Il difensore di Burdisso, l’avv. Roberto Ponzio, ha ammesso che il suo cliente prese il “patentino” soltanto successivamente: «Ma aveva già molti anni di pratica in quella mansione». L’accusa ha rilevato che le precauzioni anti-infortunistiche non vennero attuate, in particolare non era stata organizzata, nell’ambito della mobilità in cantiere, una tutela del personale a piedi.

Parte civile con l’avvocato Giuseppe Sandri sono la vedova dello sfortunato lavoratore, i suoi genitori e i suoi fratelli. Chiedono giustizia per il loro congiunto e di essere risarciti. La sentenza potrebbe essere pronunciata il 9 settembre prossimo, data a cui è stato aggiornato il procedimento.

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