In attesa di Verduno a Bra ospedale «sulla soglia di tenuta»

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Mentre si attende il nuovo, il vecchio non deve patire. E’ un ritornello datato almeno quanto l’attesa per l’entrata in funzione dell’ospedale unico Alba-Bra che il direttore generale dell’Asl Cn2 ha aggiornato al prossimo autunno. Lo ha fatto nel corso di un incontro organizzato dal Comune di Bra al centro polifunzionale “Arpino”.

Incalzato dal sindaco Bruna Sibille, il dott. Massimo Veglio si è impegnato a risolvere le carenze che al “S. Spirito” affliggono reparti importanti come la Medicina Generale, la Radiologia, il Pronto Soccorso. Manca personale che nono­stante ci siano i fondi per assumerlo, non è facile trovare. Altro che non patire: i reparti si trovano «a volte sulla soglia di tenuta» –ha lamentato il Comune.Veglio ha ribadito la volontà di accelerare il reintegro degli organici e in ogni caso escluso la prospettiva più volte ventilata che l’emergenza braidese venga chiusa di notte.

Ha aggiunto che anche dopo l’attivazione del nuovo nosocomio di Verduno, a Bra resteranno attivi «tutti quei servizi che non richiedono apparecchiature ad alta tecnologia». Non bisognerà quindi spostarsi fuori città per esami del sangue, radiografie di base, mammografie, ecografie. Sibille ha chiesto che venga mantenuta al “S. Spirito” anche la camera mortuaria. Lo stesso schema, ovviamente, sarà seguito su Alba: con tanti saluti alla riduzione delle spese e alla vendita dei vecchi presìdi (ma chi li compra?) che l’accentramento dei servizi avrebbe dovuto indurre, secondo l’originale schema anche finanziario dell’ospedale unico.

Certo è che il sito di Verduno risulta scomodo da raggiungere per gran parte dei residenti nella nostra Asl. Zone periferiche ma popolose come quelle dell’hinterland braidese saranno indotte a fare riferimento ad Aziende sanitarie confinanti: Savigliano, Carmagnola. Ci si arriva molto più in fretta da Roreto, da Sanfrè, da Sommariva del Bosco, da Ceresole d’Alba e non solo. Sibille ha ribadito che Bra sarà collegata al nuovo nosocomio da una linea di bus navetta dedicata con corse andata e ritorno ogni mezz’ora. Un ulteriore costo che non si sa quanto, in effetti, risulterà in grado di evitare la migrazione di pazienti e il ricorso al trasporto privato.

Insomma, tanti problemi aperti su una scelta che pesa sulle coscienze dei politici i quali avallarono quel franoso versante come «ideale» per farci un ospedale. Aumentando enor­me­men­te tempi e soprattutto costi, milioni e milioni di euro che anziché andare a curare i bisognosi sono finiti interrati nelle fondazioni della costruzione, sorretta da centinaia di pali di cemento armato conficcati in una collina.

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