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Il raduno dei trifolau roerini guarda al festival di Sanremo

Il raduno nazionale dei tabùi, i cani da tartufo, e dei suoi fidi accompagnatori è tornato, dopo la pandemia, per rappresentarsi in un unicum pieno di sensazioni, significati, e anche annunci importanti. Il tutto, grazie alla sinergia tra l’Enoteca Regionale del Roero e il Comune di Canale, supportati da alleati autorevoli come l’ Ente Fiera del Tartufo Bianco d’Alba, l’Ente Turismo Alba-Langhe-Roero e Monferrato, la stessa Regione, il Centro nazionale di studi sul tartufo, la Fondazione Crc, le associazioni dei trifolau del Roero e quelle “consorelle” e – non secondario – un rilanciatissimo Mercato Ortofrutticolo del Roero. A condurre il cerimoniale, domenica scorsa, c’è stato Marco Perosino da Priocca, alla guida dell’Enoteca: che, con un cenno al triste fenomeno dei cani avvelenati («in tutta Italia, meno che nella nostra zona»), ha richiamato alla collocazione del raduno, tra tempo e spazio, come vero e proprio atto finale della Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. «Potevamo scegliere di invitare una celebrità per questa edizione: abbiamo preferito investire in visibilità su uno scenario di massimo rilievo come il Festival di Sanremo, in cui i nostri tartufi saranno presenti alle porte del teatro Ariston grazie ad una collaborazione con Telecupole».

L’ospite d’onore è stato il giornalista cronista Andrea Ferrua, insieme a Sandro Stevan (“padre” della cicloturistica Bra-Bra e presidente del comitato tappa di Giro d’Italia) e Giorgio Proglio, fondatore della popolare app “Tabùi”. Importanti i segnali del sindaco canalese Enrico Faccenda: «Se noi pensiamo alla consapevolezza che avevamo quindici anni fa sui temi del tartufo, ci rendiamo conto ora che molte cose sono cambiate: questo grazie proprio ai trifolau. Pensiamo ai concetti come la tutela dei boschi, alla normativa generale sulla raccolta, queste cose sarebbero avvenute con estrema difficoltà». Liliana Allena ha sottolineato il rapporto ormai solidissimo tra il raduno e la Fiera albese: «E’ stata una stagione molto importante, nonostante tutte le difficoltà legate ai cambiamenti climatici che sono ormai sotto gli occhi di tutti e su cui dobbiamo riporre la giusta attenzione». Pungente, dal palco – su cui si sono alternati anche il senatore Giorgio Bergesio, il presidente dei trifolau roerini Tino Marolo e il parroco don Eligio Mantovani, per la rituale benedizione – Antonio De Giacomi: «Rivolgo un interrogativo ai trifolau, ossia: fino a quando vivremo nella contraddizione tra il non fare le ricevute e il lamentarsi del fatto che arriva il tartufo “da fuori”, per di più accompagnato da ricevute? E ne indirizzo un altro ai produttor di vino: fino a quando potremo beneficiare della fama del tartufo, senza preoccuparci di conservare e aumentare il patrimonio dei nostri boschi?». La Regione è stata rappresentata dal vice governatore Fabio Carosso: «Ciò che fa grande il nostro territorio è anche questo rapporto tra il cane e il trifolau, a fronte di altre zone in cui il tartufo si raccoglie con la zappa, e il cane non si sa nemmeno cosa sia».

E, mentre il presidente dell’Ente Turismo Mariano Rabino ha promesso pieno appoggio futuro al raduno in una connotazione “mondiale”, merita un rilievo la riflessione di Andrea Rossano di Tartufingros, vero “principe” del tartufo locale: ha sottolineato una certa volubilità del tartufo in quanto prodotto che arriva e cresce come e quando vuole. Si è colto un crescente e latente quasi-anacronismo sulla stagione di raccolta, sempre più irreale, nella maggior parte delle annate, per i mesi di settembre e ottobre: e con l’invito a lasciar spazio anche oltre la data del 31 gennaio. Infine, largo alle premiazioni: ottimamente condotte da Agostino Aprile, a capo ormai dei trifolau di tutto il Piemonte, capace di andare a braccio quale testimonianza di una conoscenza pressoché perfetta di tutta la complessa geografia sociale del tartufo. Complimenti sinceri a lui, da parte di chi scrive. Le menzioni d’onore sono andate tra gli altri ai gruppi del Roero, del Monregalese, di Alba e del neonato sodalizio sandamianese, al più giovane cercatore del mondo (il canalesissimo Giorgio Rabino, presente con papà Marco) e per il decano dei tabùi, Luna, qui insieme a Giuseppe Marengo neo-leader dell’associazione dei trifolau albesi. Arrivederci al prossimo anno? Senza dubbio.

Redazione Corriere

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