Il Green Deal europeo ipotizza la riduzione del 50% dei pesticidi e un più 25% delle superfici bio

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Cosa rappresenta il Green Deal europeo che, durante il 2022, ha visto prendere forma con le prime ipotesi applicative per gli Stati della Ue? Il progetto ha lo scopo di iniziare un percorso di trasformazione ambientale dell’Europa attraverso l’attuazione di politiche capaci di contrastare il riscaldamento globale, con l’ambizioso traguardo di raggiungere l’impatto climatico zero entro il 2050. Dice il responsabile provinciale della consulenza tecnica in campo di Cia Cuneo, Maurizio Ribotta: “Il momento storico che sta attraversando l’agricoltura negli ultimi anni è molto complesso per i cambiamenti climatici sempre più impattanti e l’instabilità dei mercati internazionali. In questo contesto il mondo agricolo gioca un ruolo chiave, ma sono necessarie profonde modifiche alle attuali tecniche produttive e al generale approccio nei confronti delle coltivazioni. Però, entrambi i fattori causano notevole incertezza per il futuro del settore”.

Quali sono le linee guida del Green Deal? “Tra gli obiettivi c’è la riduzione dei principi attivi di sintesi per la difesa delle colture agrarie. Si ipotizza la diminuzione del 50% degli attuali pesticidi e l’aumento del 25% delle superfici condotte utilizzando il metodo biologico”.

Le conseguenze per l’agricoltura? “La strada individuata dall’Unione Europea è questa. Tuttavia, se a questi aspetti di politica comunitaria aggiungiamo i cambiamenti climatici che portano nuove avversità dannose alle colture agrarie sarà sempre più difficile coltivare con standard soddisfacenti e remunerativi”.

 

Cosa si può fare?

Spiega ancora Ribotta: “Per avviare un percorso che superi questi problemi gli imprenditori del settore devono concentrare i risultati ottenuti attraverso la tecnica, la ricerca e la sperimentazione sull’applicazione di strategie di difesa e di nutrizione alternative alla chimica o comunque che la integrino riducendola fortemente. Solo il lavoro di collaborazione tra agricoltori, tecnici e ricercatori può portare a una visione innovativa di sostenibilità dell’agricoltura”.

In quale modo? “Il suolo agrario deve essere nutrito nel rispetto dei suoi equilibri. La difesa delle colture attraverso l’uso dei fitosanitari va vista come integrazione  agli approcci innovativi con l’utilizzo di microrganismi, biostimolanti, sostanze di origine naturale, biocontrollo, digitalizzazione. Inoltre, è importante prestare attenzione alla biodiversità vegetale e a quella del suolo”.

Nel concreto? “Piccole azioni mirate come la semina di specie mellifere ai bordi delle colture agrarie oppure la costruzione di siepi e di habitat naturali possono migliorare l’ambiente e favorire il proliferare dei tanto utili insetti pronubi con a capo le api. Nell’ambito della biodiversità è fondamentale pensare al ruolo svolto dalla matrice organica del suolo attraverso la nutrizione qualitativa delle piante. La sostanza organica, oltre a permettere di scambiare gli elementi nutritivi con la soluzione circolante nel terreno e, di conseguenza, con le radici, sviluppa una forte azione di termoregolazione e ritenzione idrica”.

Ma non solo. “Nel percorso di mantenimento e di possibile incremento della sostanza organica l’inerbimento permanente e le tecniche di sovescio hanno un compito di primaria importanza. Inoltre, l’inerbimento, secondo recenti studi, ha anch’esso un ruolo attivo nella termoregolazione del terreno facilitando l’attività radicale anche nei periodi più caldi dell’anno”.

Infine? “I microrganisni, come micorizze, tricoderma e batteri, costituiscono un altro fattore essenziale nelle dinamiche della frazione organica del terreno essendone parti attive e attori nel processo di umificazione. Poi, nel rispetto del suolo è fondamentale pensare a lavorazioni effettuate con maggiore criterio e con macchinari più leggeri e meno impattanti sul compattamento del terreno”.

 

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