I piemontesi? Non si sposano più: Crolla il numero dei matrimoni e aumentano le convivenze

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I piemontesi non credono più nelle nozze. Dopo una ripresa nel primo periodo del pre Covid, il numero dei matrimoni è tornato drasticamente a diminuire, con un trend che non riguarda soltanto la nostra regione ma l’intera Italia, con poche eccezzioni. In realtà, il calo sostanziale riguarda soprattutto i matrimoni religiosi, ossia quelli che più di ogni altro trascinano il business dei fiori d’arancio, a cominciare dagli abiti nuziali. Si mantengono invece più stabili le unioni civili e aumentano le seconde nozze, che rappresentano ormai una fetta sempre più cospicua nel totale delle unioni. Insomma, per il classico “si” sono sempre di meno le donne che indossano il sontuoso abito bianco.

Le nozze? Sempre più al risparmio!

A lanciare l’allarme è oggi l’intero settore che ruota attorna al mondo dei matrimoni. In questo torrido mese di agosto non è passata inosservata la notizia che una delle principali aziende del settore del nostro territorio, la Nicole Fashion – fondata a Saluzzo da Carlo Cavallo e da Alessandra Rinaudo nel 1996 e acquisita nel 2018 dalla società d’investimento internazionale BC Partners – ha ridimensionato la propria attività avviando un doloroso piano di ristrutturazione, che ha portato al licenziamento dei dipendenti nei punti vendita di Centallo e Castagnito d’Alba. Ridimensionamento che segue di poco quello di un altro ormai ex colosso del settore, lo storico brand torinese Carlo Pignatelli, la più importante sartoria del Piemonte di abiti da cerimonia, che ha lasciato a casa oltre l’80% dei suoi dipendenti. Quel  che è peggio è che non si intravvede neppura la classica luce dopo il tunnel. Il numero dei matrimoni in chiesa continua a calare. Negli ultimi 15 anni le nozze all’altare sono praticamente dimezzate. A questo si aggiunga che, chi si sposa, deve fare oggi i conti con una crisi galoppante e tende dunque a spendere molto meno, non solo per gli abiti, ma anche per tutta quella serie di servizi che un tempo rendevano le nozze una festa sfarzosa e senza limiti. Dai confetti alle bomboniere, dall’abito al viaggio di nozze, dal servizio fotografico al menù del ristorante, ogni aspetto della cerimonia è oggi valutato con certosina attenzione per andare il più possibile al risparmio. Ci troviamo dunque di fronte ad un epocale cambio delle abitudini degli italiani, a cui le aziende del settore stanno faticosamente cercando di adeguarsi. Nel caso di Nicole Spose, l’adeguamento passerà purtroppo attraverso il licenziamento a settembre di 24 persone, oggi impiegate nei reparti della sartoria e del magazzino. Rimarrà aperto il negozio di Centallo, mentre l’Outlet di Castagnito chiuderà definitivamente i battenti.

Sposarsi o convivere?

Per capire l’importanza e la gravità del fenomeno dobbiamo fare un lungo salto all’indietro nel tempo, più precisamente al 1963. In quell’anno in Italia si celebrò un numero particolarmente elevato di matrimoni, tra cattolici e civili: oltre 420.000. Per fare un raffronto, basti dire che oggi la media è scesa a meno di 200.000 l’anno.

Un altro aspetto da sottolineare è che è in continua crescita anche l’età media degli sposi che vanno all’altare. Oggi la transizione alla vita adulta segue percorsi molto diversi rispetto al passato, quando il motivo prevalente di uscita dal nucleo di origine era legato alla necessità di formare una nuova famiglia attraverso le nozze. Adesso ci si concede periodi sempre più lunghi di convivenza o di vita da single, ritardando sempre di più il fatidico si, o arrivando a non pronunciarlo mai. Un’ultima statistica evidenzia questo importante passaggio. Tra i ragazzi che lasciano la casa dei genitori dopo i trent’anni, la convivenza supera di gran lunga il matrimonio.

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