Gli auguri del Vescovo Mons. Brunetti per la Pasqua: celebriamo la vittoria della vita sulla morte

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Citando un brano della Sequenza pasquale che si proclama nella liturgia e con uno sguardo alla situazione di pandemia che stiamo vivendo, monsignor Marco Brunetti ha voluto condividere un augurio per la Pasqua 2020: «Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello», ha ribadito il vescovo di Alba, ma noi cristiani siamo animati dalla speranza perché «Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa».

Di fronte allo scenario di morte causato dal coronavirus e allo scompiglio creatosi nella comunità umana, monsignor Brunetti non manca di evidenziare la straordinaria solidarietà, abnegazione ed eroismo manifestato da tanti volontari, personale sanitario, fondazioni, istituzioni religiose e civili: «Tutte queste e molte altre le armi della vita sotto i nostri occhi».

«Viviamo la Pasqua con questa certezza che nella vittoria di Cristo, vivo e risorto, vi è anche la vittoria dell’umanità intera».

 

PASQUA, IL MATTINO DEL TRIONFO DELLA VITA

 

«Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa» (Sequenza pasquale)

 

Carissimi fedeli e uomini e donne di buona volontà, come ogni anno in occasione della santa Pasqua mi rivolgo a voi, come vescovo e pastore di questa Chiesa, per un messaggio di augurio rivolto a tutti con grande affetto.

La Pasqua che siamo chiamati a vivere quest’anno certamente è inusuale, forse per tutti noi è la prima volta che celebreremo l’evento fondante della nostra fede da casa, seguendo le funzioni pasquali dalla Tv o da altri mezzi di comunicazione. I sacerdoti celebreranno senza popolo presente nelle loro chiese ma in comunione stretta con tutta la comunità che, nonostante tutto, non rinuncia a celebrare la risurrezione del suo Signore.

Ho aperto, questo mio messaggio, con una strofa tratta dalla Sequenza pasquale che cantiamo ogni anno nella santa Messa del giorno di Pasqua. Si tratta di un dialogo dove a un certo punto si esclama:

«Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello». Questa lunga Quaresima, vissuta in casa, che ha coinvolto la società intera, forse ha visto manifestarsi questo duello fra la morte e la vita. Le strade, le piazze e le chiese vuote ci hanno trasmesso un senso di paura e di solitudine, le notizie quotidiane con il conteggio dei malati e purtroppo dei morti, senza possibilità di conforto e accompagnamento, hanno procurato in noi un senso di smarrimento. I camion militari che trasportavano bare ai forni crematori, in modo così anonimo, hanno fatto nascere in noi angoscia e il pianto ci ha accompagnato in un lutto civile e religioso senza precedenti negli ultimi tempi della nostra storia.

Mi vengono in mente le parole del profeta Geremia: «Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare» (Ger. 14,18). Di fronte a questo scenario di morte siamo confortati da tante azioni e comportamenti di vita.

I molti medici, infermieri e operatori sanitari che senza risparmio di energie combattono con le armi della scienza e con la loro umanità contro la malattia per la guarigione di tante persone. I volontari della Protezione civile, di tante associazioni, della Caritas che non hanno smesso di soccorrere quanti continuano a vivere nel bisogno perché senza un tetto, senza la possibilità di fare la spesa o senza un lavoro. Le tante offerte, donazioni e sottoscrizioni da parte di fondazioni e privati, della stessa Chiesa e delle istituzioni preposte, segno di una solidarietà che dovrà consolidarsi anche per il futuro, affinché nessuno rimanga indietro. Tutte queste e molte altre le armi della vita sotto i nostri occhi.

A queste però dobbiamo aggiungere la forza della preghiera, dei sacramenti e della Parola di Dio, che in questo tempo è risuonata con ogni mezzo a disposizione, grazie alla cura di tanti sacerdoti, religiosi/e e laici che hanno condiviso dalle loro case momenti di vita vera a favore di tutto il popolo.

Il momento culmine che ha rappresentato questo impegno di evangelizzazione è stato vissuto da papa Francesco, che in una piazza San Pietro vuota, sotto la pioggia, ha pronunciato parole di speranza e vita e innalzato a Dio con la preghiera alla Vergine, al Crocifisso e la benedizione col Santissimo Sacramento “urbi et orbi” la supplica a nome di tutto il popolo: «Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: “Voi non abbiate paura” (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi” (cfr 1Pt 5,7)».

In questo duello prodigioso affiorano le parole di san Paolo nella lettera ai Corinti: «La morte è stata ingoiata per la vittoria.  Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?» (1Cor. 15,55). Celebrare la Pasqua vuol dire, per esprimersi ancora con la sequenza pasquale da cui siamo partiti, poter professare: «Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa». Viviamo la Pasqua con questa certezza che nella vittoria del Cristo, vivo e risorto, vi è la vittoria dell’umanità intera.

C’è un mattino di Pasqua da celebrare e questo ci racconta della risurrezione di colui che attraverso la sua passione e la sua morte ci ha salvato per l’eternità. La paura, la sofferenza, la morte e il lutto sono vinti per sempre dalla luce, dalla vita, dall’amore, dalla speranza che viene dal Risorto, apparso ai suoi come aveva promesso. Buona Pasqua!

                                                                      † Marco, vescovo

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