Dopo la carne e il pesce in provetta arriva anche il latte sintetico con Israele che si appresta a diventare uno dei primi paesi al mondo a vendere veri e propri prodotti lattiero caseari senza mucche. Ad annunciare la preoccupante novità è la Coldiretti in occasione della Giornata Mondiale del Latte, promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) che si celebra il 1° giugno per promuovere la conoscenza e la qualità del latte a livello mondiale.
Il ministero della Sanità di Israele ha infatti concesso alla società Remilk, che sta già producendo su scala industriale in diverse aree del mondo, di vendere al pubblico i suoi prodotti lattiero caseari nati in laboratorio senza aver mai visto neppure l’ombra di una mucca, usando il gene della proteina del latte e inserendolo in bioreattori per la crescita accelerata con un processo simile a quello usato un po’ per tutti gli alimenti creati in laboratorio, o “a base cellulare” come suggerito da Fao e Oms.
Un pericolo per la sopravvivenza della Fattoria Italia che vale oggi 55 miliardi di euro e rappresenta uno dei fiori all’occhiello del tricolore a tavola. Ma anche una novità che viene nettamente bocciata da quasi tre italiani su quattro con il 72% dei cittadini che non mangerebbe cibi sintetici ottenuta in laboratorio e solo il 18% la proverebbe mentre il 10% non sa e ha quindi bisogno di più informazioni, secondo l’indagine Tecnè.
“Inaccettabile il latte sintetico quando il Piemonte produce 11 milioni di quintali di latte grazie al lavoro continuo dei nostri allevatori – evidenziano Roberto Moncalvo Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. La verità è che non si tratta di cibo ma di un prodotto ingegnerizzato, con processi di lavorazione molto più simili a quelli dei farmaci e proprio in questo ambito devono essere valutati. Nei prodotti a base cellulare si utilizzano ormoni che invece sono vietati negli allevamenti europei dal 1996. Abbiamo acceso i riflettori su un business in mano a pochi ma molto influenti nel mondo che può cambiare la vita delle persone e l’ambiente che ci circonda mettendo a rischio la stessa democrazia economica e alimentare. Pensare di sostituire con un procedimento di laboratorio il legame tra il cibo che mangiamo e la terra è un atto gravissimo: non è questo il cibo del futuro che vogliamo. A quelle quattro o cinque multinazionali che vogliono proporre l’omologazione diciamo che l’Italia, con i suoi agricoltori, con l’eccellenza del know how dell’industria di trasformazione, con la qualità dei suoi prodotti e con il suo modello di sostenibilità guardato come esempio in tutto il modo, continuerà a battersi perché sulle sue tavole possa arrivar un cibo sano e naturale. Per questo continueremo – concludono – a lavorare con il Governo per non abbassare la guardia, salvaguardare il nostro tessuto produttivo e difendere i nostri standard di qualità da chi invece pensa che sia possibile mettere a rischio la salute di milioni di consumatori a benefico solo del proprio profitto”.
Sul cibo artificiale Coldiretti ha avviato un percorso trasparente che è iniziato con la raccolta di firme, arrivate ad oltre mezzo milione a livello nazionale, a sostegno della legge per fermare i cibi sintetici, in assenza di adeguate garanzie dal punto di vista della sicurezza alimentare ed ambientale. Un percorso istituzionale trasparente con oltre 2mila comuni che hanno deliberato a sostegno della proposta della Coldiretti, spesso all’unanimità. In Piemonte abbiamo già raccolto circa 50 mila firme e hanno già espresso il “No” al cibo sintetico quasi 500 comuni di ogni colore politico ed esponenti di ogni schieramento, oltre al governatore Alberto Cirio.