Ex ospedali Alba e Bra, tante novità, entro febbraio l’ok dal Ministero della Salute

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Mercoledì scorso, 11 gennaio, la Quarta commissione permanente ha ospitato il direttore generale dell’Asl CN1 Massimo Veglio in audizione per entrambi i punti posti all’ordine del giorno dal presidente Olinto Magara: l’aggiornamento della situazione per quanto riguarda la Casa della salute e l’andamento della pandemia. Due questioni di grande interesse che hanno impegnato a lungo, oltre due ore, i partecipanti ai lavori di commissione a cui ha preso parte anche il sindaco albese Carlo Bo.

Il cronoprogramma

La prima parte dell’intervento del direttore generale è stata dedicata a dettagliare le tappe del “percorso di avvicinamento” alla pubblicazione del bando per l’aggiudicazione dei lavori di riqualificazione del San Lazzaro. Per i quali è previsto almeno un biennio che consentirebbe, la previsione è oggettivamente gravata di numerose incognite, di consegnare il cantiere entro la fine del 2024. Ma andiamo per gradi. Premesso che il progetto relativo all’ex San Lazzaro prevede la realizzazione della Casa della salute, di un ospedale di comunità e di una centrale di servizi sanitari (ma non solo) sul territorio e che tutto questo prevede una spesa di circa 26 milioni di euro, è logico chiedere come e quando questa somma sarà messa a disposizione del progetto. Lo ha ben spiegato Massimo Veglio aggiornando lo stato dell’arte del percorso a martedì 10 gennaio. In merito alla riqualificazione del San Lazzaro, la nostra Asl ha già realizzato e deliberato uno studio di fattibilità messo a disposizione dell’assessorato regionale alla Sanità che ha approvato il piano per poi inoltrarlo agli uffici romani del Ministero competente. Roma, a sua volta, ha richiesto un progetto più dettagliato rispetto allo studio di fattibilità. Martedì 10 gennaio, la nostra Asl ha deliberato un nuovo progetto (più dettagliato ma non troppo), che ora – tramite la Regione – tornerà a Roma per valutazione e via libera atteso per la fine di febbraio. All’arrivo del “Parere di congruità”, la Regione dovrà impegnare di tasca sua il 5% della somma prevista, così la nostra Asl potrà sostenere i costi dei tre gradi di progettazione (preliminare, definitiva, esecutiva) in base ai quali mettere a gara i lavori di riqualificazione dell’ex ospedale di Alba. Il resto del piano finanziario sarà messo a disposizione dalla Regione ricorrendo alle risorse pubbliche destinate a finanziare interventi di edilizia sanitaria. In questo modo il progetto di riqualificazione impegnerà quasi esclusivamente fondi pubblici ad eccezione del 5% destinato alla progettazione. Ovviamente tutto questo vale anche per la riconversione dell’ex nosocomio di Bra: la spesa complessiva sale quindi nell’ordine dei 26 milioni di euro (SE&O). Giova ribadire che per la consegna dei cantieri di Alba e Bra sono previsti almeno due anni di lavoro e una consegna entro il 2024. «Missione impegnativa – ha sottolineato Massimo Veglio – ma non impossibile. Le incognite ci sono, soprattutto per costi e reperibilità dei materiali da costruzione, ma allo stato posso dire che siamo abbastanza avanti».

Il progetto funzionale

Ormai lo conosce anche il gatto che mi contende la scrivania: ad Alba e Bra gli ex presidi ospedalieri dovranno contenere la Casa della salute, un ospedale di comunità e il maggior numero possibile di servizi sanitari destinati al territorio: ambulatori specialistici di primo accesso, punto prelievi e, in generale, tutto quanto servirà a fare da barriera frangiflutti posta a protezione di Verduno e della sua mission di ospedale per pazienti acuti. L’interpretazione di questo impegno è vista come l’occasione per realizzare una quasi rivoluzione di merito e di metodo sanitario di cui Massimo Veglio è perfettamente conscio tanto delle possibilità potenziali che – citando il Monopoli – degli imprevisti. Il piano operativo, infatti, è giustamente ambizioso e va ben oltre i “requisiti minimi” previsti dalle definizioni. Che, ad esempio, assegnano alla Casa della salute 600 mq di superficie, mentre le ambizioni locali sono ben altre e molto più integrate. Il progetto esposto in Commissione, infatti, è quello di “portare dentro” (ovvero in Casa della salute) quasi tutti i servizi oggi attivi in più punti della città o in via Vida e via Goito. «E’ giusto che la Casa della salute – ha sottolineato Veglio – possa offrire la più ampia riposta alla richiesta di salute espressa dal territorio. Quindi il nostro intendimento è quello di dotarla di strumenti diagnostici e personale per le attività ambulatoriali di prima visita per le il maggior numero possibile di specialità. Crediamo nella possibilità di fare spazio a 15-20 medici di famiglia, ai servizi di continuità assistenziale, al centro antidiabetico, alla Medicina legale, alle visite per le attività sportive, ad un centro per la vaccinazione dei bambini, ad un’interfaccia tra servizi sanitari e servizi sociali, di creare punti d’a­scolto per varie difficoltà d’ambito medico sanitario, di assegnare spazi alla formazione e al confronto. Certamente non saranno portati dentro il Sert, lo Spresal, i servizi di prevenzione e i servizi di Medicina veterinaria. Avremo una ventina di posti letto come Ospedale di comunità destinati alle dimissioni protette (sempre nell’ottica di riservare i letti di Verduno ai pazienti acuti) o a persone che non possono essere del tutto seguite a casa, pur non necessitando di ospedalizzazione. Il punto prelievi resterà al suo posto e la Facoltà di Scienze Infermieristiche andrà alla Maddalena. Non avremo un repartino di fisioterapia, ma un ambulatorio dedicato alla rieducazione motoria di primo livello. Per quanto riguarda i servizi (anche burocratici), l’offerta sarà la più ampia possibile. La filosofia del progetto è quella di sostituire nell’immaginario sanitario delle persone la determinazione per cui è l’ospedale la sola risposta a ogni domanda di salute. La volontà, inoltre, è quella di risparmiare quasi 500mila euro di affitti spesi per le diverse localizzazioni. Per quanto riguarda gli uffici di Via Vida l’Asl onorerà il contratto d’affitto in scadenza nel 2029 per poi ottenere un canone a prezzo di mercato». Però c’è un però. Ovvero la necessità che siano i medici di medicina generale a collaborare per rendere possibile non solo l’assistenza ai loro mutuati, ma anche i servizi di continuità assistenziale di cui abbisogna, ad esempio, l’Ospedale di comunità. Ma il dottor Veglio non potrà certo disporre di medici che non fanno parte del suo personale essendo i medici di base dei liberi professionisti che collaborano con le Asl sulla base di una convenzione. «Che – ha spiegato Veglio – chiede loro una disponibilità minima di tre ore al giorno per l’attività ambulatoriale. Altro non posso chiedere e non avrei neppure soldi da mettere sul piatto per incentivare questa collaborazione».

Altre novità

Tutte le ipotesi  di cui abbiamo parlato dovranno fare i conti con la drammatica carenza di personale medico e infermieristico che condiziona sempre più la capacità di erogare servizi sia per le prestazioni in elezione (cioè programmate, come la mia ecografia alla spalla destra che farò a fine maggio a Mondovì, ma non importa!), sia per i ricoveri e l’emergenza. Una situazione che costringe a restare nel limbo una settantina di posti letto al Michele e Pietro Ferrero inutilizzati per la carenza di personale. Su questo fronte ci sono però anche buone nuove. «Abbiamo concluso positivamente un tavolo di confronto con l’assessorato regionale partendo dal fatto che due Asl strutturalmente identiche, Alba e Biella, dispongono di una tetto di spesa per il personale del tutto diverso: Biella 116 milioni e Alba 100 a fronte dei 300 milioni/anno che la Regione ci destina “tutto compreso”. La buona notizia sta nel raggiungimento di un accordo che consentirà alla nostra Asl di alzare il tetto spesa per stipendi al personale a quota 314 milioni.  Ma si tratterà di poter disporre di 314 milioni effettivi – ha precisato Veglio – diversamente sarà solo lo spostamento di una coperta sempre corta. Abbiamo già fatto un miracolo portando il personale Asl dai 1.700 dipendenti del 2019 a 2.300: 600 persone in più. Adesso dovremo essere altrettanto bravi ancora una volta».

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