Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione: sabato la vincitrice in diretta streaming

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Sabato 18 luglio si conoscerà la vincitrice tra le finaliste al Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione: Maria Avino, traduttrice di Morire è un mestiere difficile del siriano Khaled Khalifa (Bompiani, 2019); Samuela Pagani, traduttrice di Corriere di notte della libanese Hoda Barakat (La nave di Teseo, 2019); Nadia Rocchetti, traduttrice di Viaggio contro il tempo della libanese Emily Nasrallah (Jouvence, 2018); Monica Ruocco, traduttrice di Il suonatore di nuvole dell’iracheno Ali Bader (Argo, 2017); Barbara Teresi, traduttrice di Una piccola morte del saudita Mohamed Hasan Alwan (E/o, 2019).

La cerimonia di premiazione si svolgerà in presenza, nel pieno rispetto delle normative di sicurezza per l’emergenza Covid-19, alle ore 18, nel giardino del Castello di Perno (Cn) nel cuore delle Langhe, Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco. I posti sono esauriti, ma l’appuntamento sarà trasmesso in diretta streaming sui canali Facebook e YouTube della Fondazione Bottari Lattes.

La cerimonia che decreterà la vincitrice sarà condotta dalla giornalista e saggista Paola Caridi, studiosa di Medio Oriente e Nord Africa. Vedrà la partecipazione dei giurati del Premio: Anna Battaglia, Melita Cataldi, Mario Marchetti, Antonietta Pastore, Fabrizio Pennacchietti (membri della Giuria stabile) e Isabella Camera d’Afflitto, Manuela E.B. Giolfo, Claudia Maria Tresso (membri della Giuria specialistica).

In questa occasione l’orientalista Fabrizio Pennacchietti terrà la lectio magistralis L’Arabo letterario moderno può dirsi una lingua “europea”?, per spiegare come «l’Arabo, un tempo lingua letteraria di una cultura a lungo medievale, basata sulla religione, è sempre più integrato nella cultura dominante a livello mondiale».

La prima edizione del Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione, promosso dalla Fondazione Bottari Lattes, in collaborazione con l’Associazione culturale Castello di Perno, è dedicata alla letteratura in lingua araba tradotta in italiano.

Con il Premio Mario Lattes per la Traduzione la Fondazione Bottari Lattes pone l’attenzione sul fondamentale ruolo dei traduttori nella diffusione della letteratura e sull’impareggiabile contributo della traduzione nell’avvicinare popoli e culture differenti, abbattendo muri ideologici, creando ponti culturali e favorendo il dialogo. Con questa iniziativa la Fondazione intende promuovere la conoscenza di culture e autori meno noti al pubblico italiano e incoraggiare la traduzione in italiano delle loro opere letterarie più significative per qualità letteraria e profondità di contenuti, riflessioni, testimonianza. Il tutto nella piena consapevolezza che la traduzione non si risolve in una semplice trasposizione di parole da una lingua all’altra e nello spostamento di un segno linguistico da un codice all’altro, ma è una disciplina che sa trasferire pensieri e concezioni tra culture diverse, con le quali il traduttore instaura un profondo legame. Ogni edizione del Premio sarà dedicata a una lingua specifica, partendo appunto dalla lingua araba per la prima edizione.

 

Le cinque finaliste

Maria Avino, traduttrice di Morire è un mestiere difficile di Khaled Khalifa (Bompiani, 2019), è stata selezionata dalla Giuria perché «il testo tradotto risulta molto scorrevole e non pone ostacoli a chi legge, anzi lo si potrebbe definire un page-turner. Si rileva una precisa attenzione agli aspetti culturali del contesto. Non si ricorre a note né per questi né per i pochi termini arabi conservati: tutto viene agilmente sciolto nel testo».

 

Samuela Pagani, traduttrice di Corriere di notte di Hoda Barakat (La nave di Teseo, 2019), è tra le finaliste perché «la sua traduzione, pur distinguendosi per alcune scelte linguistiche innovative, scorre con naturalezza, in un linguaggio chiaro e vivace che fa entrare senza sforzo il lettore nell’atmosfera peculiare di quest’opera. Il testo italiano offre una lettura coinvolgente, restituendo l’equilibrio stilistico dell’originale.»

Nadia Rocchetti, traduttrice di Viaggio contro il tempo di Emily Nasrallah (Jouvence, 2018), è stata scelta perché nel suo lavoro «la lettura scorre piana, equilibrata, con felici rese dei personaggi, pochi impedimenti e rare ambiguità. Quasi assenti le espressioni stereotipate o con connotazioni regionali. Il testo risulta avvincente».

Monica Ruocco, traduttrice di Il suonatore di nuvole di Ali Bader (Argo, 2017), è in finale per la traduzione «scorrevole, vivace, fresca, con scelte lessicali e registri linguistici plausibili e consoni all’attualità dell’argomento e dell’ambiente; particolarmente felice nel rendere l’ironia sottesa al resoconto del tipo di esistenza narrato».

Barbara Teresi, traduttrice di Una piccola morte del saudita Mohamed Hasan Alwan (E/o, 2019), è tra le finaliste perché «la traduzione scorre in modo armonioso, conducendoci attraverso la varietà dei registri, delle epoche, dei paesaggi umani e politici e per l’eleganza complessiva di una prosa capace di restituire le tonalità linguistiche del passato.»

Le giurie: stabile + specialistica

La Giuria stabile del Premio ha individuato le cinque opere finaliste valutando la qualità del lavoro di traduzione in romanzi di narrativa araba contemporanea editi in Italia tra il 2017 e il 2019 e concentrandosi sulla capacità della traduttrice o traduttore di saper rendere al meglio in italiano stile, linguaggi, atmosfere e elementi culturali presenti nell’originale.

Fanno parte della Giuria stabile i traduttori e i docenti: Anna Battaglia (ha insegnato Lingua francese all’Università di Torino e tradotto, tra le diverse opere, Oiseaux di Saint-John Perse), Melita Cataldi (è stata docente di Letteratura anglo-irlandese all’Università di Torino, ha tradotto tra gli altri, testi dall’antico irlandese, W.B. Yeats e poeti del Novecento come Hutchinson e Heaney), Mario Marchetti (traduttore di lungo corso dal francese e dall’inglese per le case editrici Einaudi e Bollati-Boringhieri, presidente del Premio Italo Calvino, autore di saggi e recensioni), Antonietta Pastore (scrittrice e traduttrice dal giapponese, a lei si deve la traduzione di numerose opere di Haruki Murakami e autori come Soseki Natsume, Kobo Abe, Yasushi Inoue) e Fabrizio Pennacchietti (orientalista, è stato docente di Filologia semitica all’Università Ca’ Foscari di Venezia e all’Università di Torino, è membro dell’Accademia delle Scienze di Torino).

Alla Giura stabile si unisce, per ogni edizione, una Giuria specialistica per la lingua oggetto del Premio, che valuterà la cinquina e decreterà il vincitore. Per la prima edizione i giurati esperti di lingua araba, sono: Isabella Camera d’Afflitto (professore ordinario di Letteratura araba moderna e contemporanea a La Sapienza Università di Roma e all’Università di Napoli L’Orientale), Manuela E.B. Giolfo (professore associato di Lingua e letteratura araba e docente di Traduzione editoriale di narrativa araba al corso di laurea magistrale in Traduzione specialistica e interpretariato di conferenza della Facoltà di Interpretariato e traduzione dell’Università IULM di Milano), Claudia Maria Tresso (professore associato di Lingua e letteratura araba al corso di laurea magistrale in Traduzione del Dipartimento di Lingue dell’Università di Torino).

La vincitrice riceverà un premio di 3.000 euro. Alle finaliste è riconosciuto un premio di 500 euro.

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