Nella Granda è emergenza frutta e miele: Coldiretti chiede lo stato di crisi

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A fronte di un’annata nera per la frutticoltura e l’apicoltura cuneesi, alle prese con criticità climatiche ed economiche insostenibili per i produttori, Coldiretti ha inviato alla Regione Piemonte richiesta formale di riconoscimento dello stato di crisi.

“Abbiamo chiesto al Governatore Alberto Cirio e all’Assessore all’Agricoltura Marco Protopapa di dichiarare lo stato di crisi nei settori frutticolo e apistico, allo scopo di poter attivare le misure di sostegno necessarie ad attenuare le difficoltà in cui versano gli operatori dei due comparti” dichiara Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo.

Le aziende frutticole stanno pagando l’ulteriore aggravarsi di tutte le criticità che, nel corso degli anni, hanno indebolito le produzioni Made in Cuneo. Prezzi alla produzione inferiori ai costi sostenuti dalle imprese agricole, tempi di pagamento dilazionati all’inverosimile, emergenze di carattere fitosanitario ed eventi meteorologici estremi sono alcuni dei problemi che tengono sotto scacco il comparto.

“Un comparto che nella Granda, con oltre 4.500 aziende e una superficie coltivata di 12.000 ettari, ha un grande potenziale di crescita per primeggiare a livello europeo e mondiale con i principali competitor internazionali”, rimarca Moncalvo.

Ad incidere pesantemente sull’apicoltura cuneese è l’andamento climatico anomalo, caratterizzato da sfasamenti stagionali e da eventi estremi sempre più frequenti.

Nel 2019 risulta quasi azzerata la produzione dei mieli di acacia, tarassaco e ciliegio, che hanno fatto registrare meno di 2 Kg per alveare, contro una media storica di 20-25 Kg per l’acacia e di 10 Kg per tarassaco e ciliegio. È di 10 Kg per alveare la produzione di miele di castagno, rododendro e millefiori di alta montagna: numeri lontani dalle medie di 20-25 Kg. La produzione di melata, infine, si è attestata sui 3 Kg per alveare, contro i 15-20 Kg di media.

“Preoccupa – sostiene Moncalvo – l’ormai cronica assenza di stagioni favorevoli e l’inasprirsi di una crisi che non ha precedenti per i 1.600 apicoltori cuneesi e i loro 60.000 alveari”.

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