Ecco le motivazioni della condanna a Cota per le “mutande verdi”

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Non si può considerare «evento di rilievo politico ogni pranzo o cena al ristorante o un incontro al bar per la presenza del consigliere regionale». Così la Corte d’Appello di Torino nelle motivazioni della sentenza con cui, ribaltando il giudizio di 1° grado, ha inflitto 25 condanne per peculato nell’ambito della rim­borsopoli degli ex consiglieri del Piemonte. La pronuncia di condanna risale allo scorso luglio e ha riguardato tra gli altri l’ex governatore leghista Roberto Cota e l’attuale capogruppo salviniano alla Camera Riccardo Molinari.

«L’elevata frequenza di scontrini non inerenti di cui si afferma la presentazione erronea in buona fede è con tutta evidenza logicamente non credibile», scrivono ancora i giudici nella parte di motivazioni dedicata a Cota. Un passaggio richiama la vicenda passata alle cronache come “delle mutande verdi”: la spesa, che l’ex governatore poi dichiarò essere finita per sbaglio tra le quelle messe a rimborso, per un paio di bermuda durante una missione all’estero. «Non si vede come possa ritenersi erronea la presentazione di uno scontrino per l’acquisto di un capo d’abbigliamento negli Stati Uniti per poi inserirlo – dopo volo transoceanico – nella cartellina dei rimborsi. La conservazione dello scontrino e la consegna alla segreteria palesa di per sé l’intenzione di avere il rimborso» –sulle spalle dei contribuenti.

Tra i condannati in Appello per questa rimborsopoli (su un’altra, riguardante il periodo della Giunta Bresso, si sta ancora indagando) figurano i parlamentari Paolo Tiramani (Lega) e Augusta Montaruli (Fratelli d’Italia). Condanna, inoltre, per l’ex sindaco di Monteu Roero Giovanni Negro, che tra 2010 e 2014 prese rimborsi per 51.141 euro.

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