E la Madonnina di Pollenzo ora spera… in San Paolo

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Per la Madonnina ora si confida in San Paolo. La malandata chiesetta di Pollenzo – da anni destinata a usi civili senza esiti concreti ma con notevole esborso di denaro pubblico per restauri usurati dal tempo e dai vandalismi – necessita ancora di interventi. Stavolta urgenti: la lanterna è pericolante (il Comune l’ha messa in sicurezza installando un ponteggio interno), la cupola e l’arco che separa l’abside dalla navata centrale vanno consolidati. Preventivo, oltre 73mila euro: quasi 49 mila per le opere vere e proprie, un po’ più di 11mila per le spese di progettazione e direzione lavori, di cui la Giunta uscente ha incaricato già nel 2007 l’arch. Ivana Boglietti. Per coprire i costi gli amministratori sperano che la Madonnina si piazzi bene nella classifica di un concorso bandito dalla Compagnia di S. Paolo, fondazione comproprietaria dell’istituto di credito Intesa.

Volendo affidarsi a residenti in Paradiso, sembrerebbe pertinente invocare soprattutto san Patrizio, dato che l’incolpevole Madonnina si rivela sempre più un pozzo senza fondo. I primi tentativi di recuperarla risalgono agli anni Ottanta. Nel 2000 fu inserita nel piano di finanziamenti per il restauro della vicina Agenzia carloalber­tina, con un contributo aggiuntivo del Comune di 413 mila euro e l’indicazione di farne un centro di documentazione multimediale sui trascorsi romani e sabaudi di Pollenzo. Altri soldi sono stati spesi in lavori resi inutili dalle lunghe pause tra l’una e l’altra tranche, nonché da atti teppistici. E al momento non è andata in porto neppure l’ipotesi di trasferire nell’ex chiesa restaurata la biblioteca dell’Università di Scienze Gastronomiche.

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