Dall’Istituto Rocca di Alba a Nizza per raggiungere il successo in Estremo Oriente

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Venerdì 6 novembre è stato pubblicato “Italian Spirit” il nuovo album di Marco Vezzoso e Alessandro Collina, il duo jazz che ha conquistato il Sol Levante!

Il disco, che è disponibile sia in formato fisico che in digitale, raccoglie 11 tra le più belle canzoni della musica italiana reinterpretate in una raffinata versione strumentale per tromba e pianoforte. Da Vasco Rossi a Samuele Bersani passando per Lucio Dalla e i Tiromancino, gli artisti offrono una sapiente rilettura di indimenticabili brani, creando un ponte generazionale tra la musica leggera e il jazz.

Concepito dai musicisti durante il lockdown, la luce della lampada della cover di “Italian Spirit” vuole rappresentare la speranza di un ritorno alla normalità. È inoltre un omaggio al sodalizio artistico tra Vezzoso e Collina, cominciato proprio in Giappone e arrivato fino in Cina passando per Cambogia, Indonesia e Malesia.

Per presentare questo lavoro abbiamo intervistato i due artisti ed in particolare Marco Vezzoso, che forse non tutti sanno che è un “langarolo Doc”, essendo albese d’origine.

 

Marco e Alessandro: come è nata la vostra collaborazione artistica?

Marco: La nostra collaborazione nasce nel 2014 quando ho incontrato Alessandro durante un concerto in Francia e dopo poco abbiamo registrato il mio primo album come leader composto da brani originali. Da quel momento in poi è iniziata la nostra avventura che ci ha portato nel 2015 in Giappone, nel 2017 in Cambogia, Indonesia e nuovamante Giappone, nel 2018 in Malesia e nuovamanete in Indionesia e nel 2019 per due voltre in Cina.

Alessandro: la nostra collaborazione artistica nasce in primo luogo da una forte amicizia e una stima professionale reciproca. Siamo due musicisti che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda e un sodalizio artistico ci è sembrato subito evidente.

 

Con l’uscita di Sally contaminate il pop – rock con il Jazz. E’ una scommessa riuscita a quanto pare.

Alessandro: il jazz per natura è una musica di contaminazione, ma la nostra scommessa è soprattuto di cercare di creare un nuovo filone artistico che possa avvicinare il grande pubblico alla musica strumentale, in ogni parte del mondo.

Marco: in realtà oltre al pop e al rock uniamo anche la musica classica. Infatti sia io che Alessandro abbiamo una formazione classica. Noi amiamo la musica fatta bene qualunque stile esso sia e credo che questo si percepisca in “Italian Spirit”, che mi piace definire un disco strumentale ma senza etichetta di stile.

 

Le cover (Se di cover possiamo parlare) sono frutto dell’improvvisazione tanto cara ai jazzisti o sono lungamente studiate?

Marco: in tutti gli album che abbiamo registrato l’idea della cover è sempre arrivata di getto, quindi in maniera molto legata alla tradizione jazz. Mentre invece dedichiamo tanto tempo ai dettagli, sia a me piace che ad Alessandro che curare i particolari nella musica. Quindi le cover hanno avuto un tempo di incubazione relativamante lungo, rispetto all’idea iniziale.

 

Su quale base avete scelto i brani da rivisitare?

Alessandro: Visto che sono di una decina d’anni più vecchio di Marco, sono stato io a proporre la maggior parte dei brani, che ho scelto perché hanno segnato la mia generazione. Il processo di selezione è stato lungo e laborioso… La cosa che cercavamo erano delle melodie che potessimo adattare al nostro modo di suonare. Marco poi si è appropriato delle melodie magistralmente e grazie ad alcuni arricchimenti armonici e ritmici è nato il nostro nuovo repertorio.

 

Vasco ha apprezzato la vostra idea, cosa vi aspettate dagli altri artisti che sono stati scelti per il vostro nuovo disco?

Marco: sì, effettivamente Vasco è risultato essere molto attento alla nostra rilettura di un suo grande classico, tanto che l’ha definita “da brividi”. Inoltre ci ha dato l’immenso privilegio di condividere il nostro video di “Sally” sul suo sito ufficiale.

Alessandro: in realtà siamo noi che ringraziamo i vari artisti di aver scritto delle cosi belle melodie che hanno reso la nostra interpretazione facile divertente.

 

In questo periodo è esercizio durissimo fare l’artista: i dischi non si vendono più, i live non si possono più fare. Come state affrontando la situazione?

Alessandro: sì, effettivamente il periodo è particolare, ma rimaniamo positivi in quanto siamo consapevoli che senza musica il mondo sarebbe molto più triste di quanto già non sia. Continuiamo a fare il nostro lavoro con passione e con consapevolezza che prima o poi ritorneremo su un palco. Proprio alcuni giorni fa il nostro manager in Cina ci ha dato segni di ripresa delle attività nel 2021 e ci stiamo preparando per allora.

Marco: inoltre ci adattiamo alla situazione attuale con le nuove tecnologie che ci danno supporto e speranza. Oggi più che mai come artisti abbimo l’obbligo di continuare a produrre bellezza ed è quello che cerchiamo di fare. La musica non morirà mai e di questo ne siamo profondamente convinti.

 

L’Oriente vi ha regalato il successo, cosa manca all’Italia per portare questo genere al “mainstream”?

Marco: al pubblico Europeo in generale credo manchi la curiosità di voler scoprire cose nuove. Il pubblico orientale è molto attento alle nuove proposte e molto rispettoso degli artisti in generale.

Alessandro: e inoltre non dimentichiamoci che proprio ora in Cina il settore culturale è in piena espansione, e una proposta culturale che mischia il jazz ad altri generi è considerata cosa apprezzabile dai Cinesi.

 

(un’ultima domanda a Marco che è nostro conterraneo) Ci parli di come è

nata la tua storia musicale e, della tua “fuga” in Francia. Ti mancano le Langhe?

Marco: la mia storia musicale inizia a 10 anni all’istituto Ludovico Rocca di Alba con Marco Bellone, la prima persona che mi ha fatto amare questo strumento. Dopo essermi diplomato al conservatorio di Torino inizio ad insegnare presso alcune associazioni del territorio e a suonare con orchestre classiche e jazz in giro per la regione e oltre. Sono infine arrivato per caso in Costa Azzurra, dove alcuni anni dopo un mio caro amico mi ha informato che il posto di insegnante di tromba jazz si era liberato, esortandomi a presentarmi al concorso. Concorso che ho vinto nel 2012 e da allora vivo qua a Nizza, la più piemontese delle città francesi.

Le langhe sono e resteranno casa mia, quindi hanno sempre un posto importante nel mio cuore, ma professionalmente ora mi sento al 100% francese.

 

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