Crescono i contagi a Bra con +65%, occhi puntati sull’ospedale di Verduno

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L’infezione da Covid torna dilagante anche nella nostra provincia di Cuneo e l’attenzione si sposta sugli ospedali: per capire quale sarà il riflesso in termini di posti letto occupati, malati gravi, purtroppo vittime e ripercussioni sulla vita sociale ed economica. Al “Ferrero” di Verduno i ricoverati per le conseguenze dall’aver contratto il coronavirus sono 26 (erano 17 il 16 dicembre), 2 (dato stabile) in terapia intensiva.
Quanto ai contagi, Bra nell’arco dell’ultima settimana è salita da 118 a 195 di questa mattina sulla mappa dell’Unità di crisi regionale (+65%). Alba da 245 a 260. Savigliano da 215 a 250. Fossano da 164 a 188. Saluzzo a 96 da 51. Mondovì a 207 da 133, Cuneo a 306 da 221. Negli immediati dintorni della città della Zizzola, Cherasco è passata a 73 da 53, Pocapaglia a 51 da 56, Sommariva del Bosco a 87 da 80. Sanfrè oggi ha 24 positivi, Cavallermaggiore 50. L’unico paese del nostro areale ancora Covid free resta Verduno.
La Regione – prescindendo dal Ministero, che non è ancora detto imponga da lunedì la zona gialla siccome ieri sera i posti letto occupati nel complesso del Piemonte rimanevano al di sotto della soglia critica –, ha introdotto dalla mezzanotte scorsa l’obbligo di coprire naso e bocca ovunque anche all’aperto. A sua volta questa ordinanza del presidente Alberto Cirio ha anticipato il decreto legge del Governo che dispone “strette” nazionali anche per i vaccinati, come il ricorso alle mascherine con filtro Ffp2 o il tampone in talune situazioni. Diverse di queste misure non rientreranno dopo le feste, resteranno in vigore fino al 31 gennaio (almeno). La curva di diffusione del virus è attesa a una ulteriore impennata, i dati potrebbero raddoppiare nell’arco di appena 48 ore per effetto dell’imporsi della variante Omicron. L’unica speranza è che questa ultima mutazione del Covid, di cui è conclamata la virulenza accentuata anche in paragone all’ormai ex dominante Delta, si riveli meno pericolosa per la salute.
Dunque il cerchio si chiude, l’attenzione ritorna puntata sugli ospedali e sui vaccini per capire quanta e quanto lunga resistenza sappiano offrire a Omicron. Intanto, sempre il decreto del Governo dispone dal 1° febbraio un taglio da 9 a 6 mesi della durata del green pass e il Ministero della Salute si appresta a autorizzare un intervallo di soli 4 mesi dalla seconda dose per fare la terza. Lega e M5S in Consiglio dei ministri si sono opposti all’ipotesi obbligo vaccinale almeno per tutti i dipendenti pubblici. Forse sarà questo il prossimo step, ma per attutire anche i riflessi del rinfocolare della pandemia sull’economia, potrà essere troppo tardi.

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