Covid: Confartigianato, posticipare chiusura locali alle 23

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Posticipare alle 23 la chiusura di pizzerie, gelaterie, bar e ristoranti e consentire il rientro verso casa con un ‘coprifuoco morbido’. Lo meritano tutte le imprese che, in questi lunghissimi 12 mesi, hanno sofferto, perso fatturato e clienti ma che, quando hanno potuto, hanno lavorato in sicurezza, dopo aver investito per garantire ineccepibili condizioni di tutela della salute di tutti”.

Lo chiede Confartigianato Torino, ai governi nazionale e regionale.
“I criteri per le riaperture delle imprese legate all’alimentazione e ristorazione – commenta il presidente Dino De Santis – appaiono ingiustificati nei confronti di attività che hanno puntato sulla prevenzione e dimostrato di non incidere in alcun modo sull’andamento dei contagi. Appaiono ancora più incomprensibili se si considera che lo scorso anno le attività di ristorazione furono fatte riaprire il 16 maggio, senza vaccini e vaccinati. Naturalmente ci appelliamo alla responsabilità dei cittadini affinché il Dl Riaperture non sia interpretato come un liberi tutti”.
In Piemonte, secondo i dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato, oltre a bar e ristoranti, il mondo dell’alimentazione è composto anche da realtà che forniscono gli esercenti anche di prodotti freschi, semilavorati e pronti.
Quindi, la ventilata chiusura alle 22, avrebbe un impatto su panifici, caseifici, salumifici, birrifici e produttori di bevande, aziende conserviere e della trasformazione dei prodotti orticoli ma anche aziende del trasporto merci, lavanderie e delle pulizie. La vendita diretta della pasticceria artigianale coinvolge 1.618 imprese di pasticceria e gelateria nelle quali lavorano 4.780 addetti. Sono oltre 3.700 le rosticcerie e pizzerie artigiane. (ANSA).

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