Contagi e scuola: Il Comitato Scuole Aperte Cuneo denuncia discriminazioni

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In una lettera inviata al Prefetto di Cuneo Dott.ssa Fabrizia Triolo, al provveditore agli studi prof.ssa Maria Teresa Furci e al presidente della Provincia di Cuneo Federico Borgna il Comitato Scuole Aperte Cuneo ha voluto sottolineare casi di discriminazione che si vengono a creare tra gli studenti a causa delle nuove regole messe in atto dall’ultimo decreto governativo.

Questo il contenuto della lettera inviata dal Comitato:

Appare ormai evidente come la diffusione della pandemia sia sempre più slegata dalla campagna vaccinale, l’esplosione del numero dei contagi dimostra come ormai sul virus riesca a oltrepassare la barriera dei vaccini, pur efficaci, per fortuna, nel contenere la malattia. Inoltre l’attuale crescita ha avuto avvio nelle vacanze di Natale, quest’anno particolarmente dilatate, a mesi di distanza dalla riapertura dellescuole,  forse l’unico ambiente in cui, con innumerevoli sforzi e impegno da parte di tutto il personale, siano state messe in atto serie misure per contenere la diffusione dei contagi. Nonostante tutto questo, la scuola continua a essere il bersaglio preferito contro cui accanirsi, non solo pretendendo in alcuni territori di mantenerla chiusa in contrasto con quanto sancito a livello nazionale ma anche con regole non più giustificabili di fronte alla situazione attuale.

In primo luogo, partendo da quanto sopra esposto, diventa incomprensibile l’introduzione di distinzioni fra diversi stati vaccinali per la fruizione della didattica in presenza, il diritto allo studio ed anche il rispetto di una scelta che tale rimane, visto che per i giovani non è previsto l’obbligo, devono prevalere rispetto a imposizioni attualmente difficili da giustificare come preventive a livello sanitario. Come appare molto controverso l’obbligo di Green Pass per gli studenti che non possono fruire di un trasporto dedicato quando invece non è assolutamente necessario per accedere alle aule. Soprattutto chi si sposta verso le città sedi di istituti superiori lo fa con un apposito abbonamento, pertanto sarebbe più corretto guardare al motivo del trasporto e non tanto al mezzo utilizzato, peraltro rispettando le regole di distanziamento e protezione.

La nostra provincia impone, purtroppo, lunghi e onerosi spostamenti, con questo tipo di imposizione non si fa che facilitare sempre chi già di per sé è privilegiato perchè magari riesce a farsi portare in auto o, risiedendo in città, si può recare a piedi a scuola, con buona pace dell’inclusione e del non sfavorire chi vive in zone marginali e svantaggiate. Ribadiamo la necessità di un confronto a tutti i livelli per ripristinare un clima di in cui prevalga il dialogo e soprattutto la capacità di cogliere i reali disagi vissuti dai ragazzi e dalle loro famiglie, solo in questo modo si potrà ridare serenità e fiducia ad una generazione giù sin troppo provata e che si aspetta ancora risposte concrete alle crescenti sofferenze psicologiche e esistenziali ben lontane dall’essere risolte”.

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