Consumi: stangata sul cenone, ma pochi vi rinunceranno

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I tradizionali brindisi e convivi di fine/inizio anno risentono dell'inflazione

Anche i cenoni di Natale e Capodanno risentono dei rincari. L’aumento stimato dal comitato regionale piemontese dell’Unione nazionale consumatori (Unc) oscilla tra il 9% e il 13%. «La maggior parte dei piemontesi – spiega la presidente Patrizia Polliotto – trascorrerà la Vigilia di Natale a casa o presso amici, mentre soltanto il 30% gusterà in un locale almeno un pranzo delle due festività». Pochi, ad ogni modo, rinunceranno a festeggiare per la crisi economica.

La spesa media pro capite per i menu dei due cenoni oscillerà tra i 21 e i 40 euro, con un aumento medio di circa il 9% rispetto al 2021. Gli aumenti più significativi riguardano i prodotti di mare e la frutta secca. Portare la carne a tavola costerà in media il 10,5% in più, con punte del 18% per il pollo. Per un pranzo a base di pesce si registra un +10%, con aumenti dell’8% per il pesce fresco, +14,8% quello surgelato, +9% i molluschi freschi. Il latte conservato sale del 31%, il fresco del 20,1%, i formaggi freschi del 25%.

«Sul fronte degli ortofrutticoli – chiosa Polliotto – i più cari sono insalata e cavoli (+18,5%) e arance (+13%). Lo zucchero tocca quota +48,5%. Rincari anche sul fronte del brindisi e del beverage in generale, con il vino in crescita del 6%, e dei liquori (+5,5%). Ma è lo spumante a registrare Ma “è lo spumante a registrare il record dei rincari, con aumenti di prezzo che superano il 7% rispetto al medesimo periodo dello scorso anno».

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