Commercio: il Black Friday che dura un mese non serve ai negozi

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Ormai le promozioni sono continue e i consumatori assuefatti, un sistema che spinge sempre di più verso l’e-commerce

«Quest’anno abbiamo avuto un novembre sempre più “black” e negozi sempre più in rosso. Sconti per diverse settimane, promozioni e un e-commerce sempre più aggressivo, non giovano ai commercianti e forse neppure ai clienti». Con queste parole il presidente provinciale Fismo – Federazione italiana settore moda della Confesercenti Cuneo, Mauro Botta, commenta il black friday, che pare ormai essersi trasformato in black month. Un mese di promozioni a cui, però, i consumatori sono ormai assuefatti tutto l’anno.

 

Un sondaggio di Confesercenti ha calcolato che il budget medio di spesa dei cuneesi in questi giorni di promozione sarà di circa 261 euro. A spendere di più sarebbero gli over 35 e gli uomini, privilegiando l’abbigliamento, poi elettronica e informatica pensando già all’ormai prossimo Natale. Acquisti che vengono fatti privilegiando le piattaforme online: solo il 29% dichiara di volersi rivolgere a un negozio di prossimità.

 

«Il periodo degli sconti – osserva Nadia dal Bono, direttore generale Confesercenti Cuneo – si è esteso ben oltre i confini della settimana del black friday, con offerte che lo richiamano già dal primo novembre, caratterizzate da una campagna pubblicitaria di dimensioni inedite, via email, sms o whatsapp, senza contare le vendite anticipate magari per i clienti più affezionati, soprattutto nel settore moda».

 

«È chiaro – proseguono Botta e dal Bono – che servono regole per riequilibrare il mercato. È necessario chiedersi se le promozioni autunnali, ormai pervasive, costituiscono un reale vantaggio per i consumatori o sono solo l’ultimo strumento del marketing? L’unico dato certo, a oggi, è la ricchezza che emigra dall’Italia attraverso le grandi piattaforme internazionali su Internet».

 

“Bisogna agire al più presto – conclude una nota di Confesercenti –, altrimenti assisteremo alla trasformazione e desertificazione delle nostre città, con le vetrine dei negozi oscurate da cartelli affittasi. È un tema che come organizzazione vogliamo porre con forza. Chiediamo un mercato che tuteli davvero la concorrenza, o preferiamo lasciare che i giganti del web diventino monopolisti? Abbiamo finalmente un Ministero delle Imprese e del Made in Italy, di cui fa parte anche la rete dei negozi di prossimità, un patrimonio e una caratteristica della nostra economia, che va tutelata come i nostri prodotti”.

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