Coldiretti Piemonte: balzo dell’export di piante e fiori ma pesano i rincari dei trasporti

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Balzo del +31% dell’export piante e fiori Made in Italy nel 2021 con il recupero del drammatico passo indietro registrato durante lo stesso periodo della pandemia Covid. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat relativi ai primi sette mesi dell’anno in occasione degli Stati Generali dei florovivaisti italiani, a Giarre in Sicilia dove è presente una delegazione di Coldiretti Piemonte, sul futuro verde delle città in riferimento al summit internazionale sul clima della Cop 26 a Glasgow. E’ stata creata per l’occasione la prima oasi salva clima in città per ripulire l’aria dallo smog e dalle pericolose polveri sottili, grazie alla scelta degli alberi più efficaci nel catturare i gas serra, combattere l’inquinamento e mitigare le temperature.

“Per mantenere l’impegno a contrastare i cambiamenti climatici bisogna intervenire in modo strutturale sugli ambienti metropolitani –affermano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato confederale – ripensando lo sviluppo delle città e favorendo la diffusione del verde pubblico e privato considerato che In Italia ogni abitante dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano con Torino dove ci sono a disposizione  appena 22 metri quadrati. Quello creato in Sicilia, a Giarre, è un primo esempio da moltiplicare nelle aree urbane italiane per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di piantare 1000 miliardi di alberi nel mondo entro il 2030. A minacciare ora la ripresa del settore florovivaistico è l’impennata dei costi di produzione con aumenti fino al 25% delle materie prime per imballaggi, energia, concimi e trasporti anche per le carenze su logistica ed infrastrutture del sistema Italia. Il prezzo del petrolio sta condizionando i costi energetici ma ad aumentare sono anche quelli della plastica, dell’acciaio e della carta determinanti nella filiera di produzione di fiori e piante. Si tratta di un settore fortemente orientato all’esportazione sul quale incide in misura rilevante il costo dei trasporti. Attraverso il Pnrr é necessario agire – concludono – sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti. Si tratta di una mancanza che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export al quale si aggiunge proprio il maggior costo della “bolletta logistica” legata ai trasporti e alla movimentazione delle merci”.

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