Coldiretti: frutticultura in ginocchio occorrono provvedimenti

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Coldiretti rinnova l’invito alla Regione di dichiarare lo stato di crisi, che – spiega Moncalvo – “agevolerebbe i produttori frutticoli, di pesche innanzitutto, bloccando le scadenze contributive e fiscali e consentendo la rinegoziazione dei mutui con le banche. Un primo passo a difesa di un comparto che nella Granda conta un fatturato di oltre 380 milioni di euro, una superficie coltivata di 12.000 ettari e oltre 4.500 aziende”.

Per uscire dalla crisi occorre costruire accordi di filiera virtuosi, come quello che Coldiretti ha recentemente stretto con Noberasco per le mele e i mirtilli. Tuttavia, rimarca Moncalvo, “non è sufficiente affidarsi alla lungimiranza di quegli industriali disposti ad investire sul territorio, deve cambiare il sistema di regole a livello regionale, nazionale e comunitario”.

Per prima cosa è essenziale attivare un Osservatorio sulle dinamiche della filiera e sui prezzi della frutta allo scopo di smascherare le pratiche sleali messe in atto dalla grande distribuzione e da molti centri di condizionamento, che non mostrano alcun rispetto per il lavoro dei produttori frutticoli. Su questo fronte oggi a Saluzzo sono arrivate le rassicurazioni della Giunta regionale guidata da Alberto Cirio, che ha rinnovato l’impegno a costituire l’Osservatorio.

In parallelo, occorre bloccare i fondi pubblici per le agroindustrie che attuano pratiche commerciali sleali ​e lanciare una campagna di promozione per sostenere il consumo di frutta piemontese.

A livello nazionale Coldiretti chiede di concretizzare i risultati ottenuti sulla carta dopo anni di mobilitazione, dall’attuazione in Italia della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali alla legge sui reati agroalimentari. Secondo Moncalvo occorre “vietare la cessione dei prodotti agricoli con prezzi inferiori ai costi di produzione, fermare le aste a doppio ribasso che provocano pesanti distorsioni e speculazioni lungo la filiera, prevedere l’etichettatura obbligatoria per l’ortofrutta trasformata e rimuovere il segreto di Stato sulle importazioni”.

È inoltre necessaria una profonda rivisitazione del sistema assicurativo vigente nel settore frutticolo: “In una fase in cui l’industria non ritira più il prodotto destinato alla trasformazione, i frutticoltori si vedono comunque costretti a raccoglierlo per non abbassare la resa dell’appezzamento, utilizzata come riferimento di media produttiva per la campagna assicurativa dell’anno successivo”.

Infine, occorre allineare le normative e le condizioni di mercato all’interno dell’Unione europea, bloccare l’import dei prodotti extraeuropei trattati con pesticidi vietati in Italia e raccolti con lo sfruttamento dei lavoratori e aprire nuovi sbocchi di mercato a livello internazionale.

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