Cia Cuneo soddisfatta del Disegno di Legge sul no al cibo “coltivato” in laboratorio

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Il Consiglio dei Ministri del Governo Meloni ha approvato il Disegno di Legge con il quale si vieta, in Italia, “di impiegare, vendere, importare, esportare, distribuire alimenti o mangimi costituiti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati”. Nel concreto, dopo i paletti all’utilizzo della farina di insetti, un no al cibo “coltivato” in laboratorio. Come aveva chiesto anche la Cia. La questione riguarda soprattutto la carne prodotta in provetta. Infatti, da un report realizzato da Nomisma per l’organizzazione agricola il mercato mondiale di carne in vitro ha già registrato investimenti da parte delle multinazionali per 1,3 miliardi di euro.

 

Dal 2016 al 2022 le aziende di riferimento, tra laboratori e start up, sono passate da 13 a 117.  E per il 2030 si prospetta una produzione globale di carne in provetta che aumenterà fino a 2,1 milioni di tonnellate. A inizio anno, Cia Cuneo aveva espresso il proprio no convinto al cibo prodotto in laboratorio attraverso le riflessioni di Silvio Chionetti: vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale. Le sue parole di allora: “Tutto il cibo “coltivato” in laboratorio va contro le nostre idee del Made in Italy e del mangiare sano a livello etico, sanitario ed economico. E’ un percorso sul quale abbiamo nessuna certezza dal punto di vista della lavorazione. Per cui non ci sono garanzie sui benefici rispetto alla salute e al benessere delle persone. Poi, nel territorio della “Granda” dove i bovini di Razza Piemontese sono un’eccellenza di qualità garantita per le caratteristiche organolettiche e gli allevamenti rappresentano un esempio di sostenibilità ambientale, a maggior ragione siamo con forza nettamente contrari allo sviluppo della ricerca e della produzione del cibo e della carne in vitro. Abbiamo alle spalle decenni di tradizioni e di lavoro per offrire prodotti sempre migliori e queste aziende multinazionali arrivano e si nascondono dietro a un brevetto per fornire un cibo di cui conosciamo nulla”.

Ora, Cia Cuneo come ha accolto il progetto di Legge del Governo? Risponde Chionetti: “Siamo soddisfatti. Ci auguriamo che l’iter parlamentare sia il più veloce possibile e che, durante le discussioni alla Camera e al Senato, non si perda qualche divieto. Per salvare le produzioni italiane bisogna seguire convinti la linea tracciata dal Governo”.

Sul provvedimento, però, pesa un’incognita. Se L’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) dovesse approvare l’uso del cibi coltivati in laboratorio negli Stati membri, per le regole comunitarie della libera circolazione dei beni e dei servizi l’Italia non potrebbe comunque opporsi alla distribuzione di quelli in arrivo da altre nazioni Ue. Conclude Chionetti: “Al momento c’è ancora questa possibilità. Ci auguriamo che non passi, ma se dovesse succedere chiederemo che i prodotti “coltivati” in laboratorio indichino in modo chiaro e corretto sulle etichette la loro provenienza. Così da permettere ai consumatori di scegliere il Made in Italy o altro”.  

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