Cia chiede misure dello Sviluppo Rurale per le aziende agricole di montagna e la castanicoltura

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La delegazione di Cia Cuneo, con i vicepresidenti, Marco Bellone e Marco Bozzolo, il direttore, Igor Varrone, il presidente di zona, Daniele Carletto, e il tecnico, Giovanni Cordero, poi il presidente regionale dell’organizzazione agricola, Gabriele Carenini, e i rappresentanti della Cia di Biella, il direttore Paola Mercandino e il responsabile dell’area tecnica, Giorgio Macchieraldo, hanno incontrato, a Torino, il vicepresidente della Giunta regionale e assessore allo Sviluppo della Montagna, Fabio Carosso, con i dirigenti del settore. Obiettivo? Confrontarsi sulle difficoltà che gli agricoltori insediati nelle Terre Alte devono affrontare e sui problemi legati alla castanicoltura. La riunione è stata concordata dopo l’elaborazione e l’invio alla Regione da parte di Cia Cuneo del documento, firmato dal presidente provinciale, Claudio Conterno, con i numerosi temi da trattare. Come è nato il dossier? Risponde il direttore Varrone: “Abbiamo lavorato un anno confrontandoci con le aziende di montagna e quelle castanicole per ascoltarle e raccogliere le proposte, sintetizzate poi nel documento. Sui loro problemi noi siamo presenti e continueremo a batterci perché si risolvano”.

 

Un giudizio sull’incontro? “Positivo, in quanto l’assessore Carosso e i dirigenti ci hanno assicurato che, nei bandi futuri dello Sviluppo Rurale 2023-2027, verranno accolti i punti evidenziati. Alcune misure usciranno già nelle prossime settimane. Siamo soddisfatti perché in Regione hanno condiviso le nostre sollecitazioni, dimostrando conoscenza e competenza sulla materia e vicinanza all’agricoltura di montagna. L’assessore ci ha anche ringraziato per aver messo sul tavolo delle riflessioni importanti”.

I prossimi passi? “A breve ci sarà un altro incontro con l’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa, e i dirigenti del settore, a cui ha chiesto di partecipare di nuovo l’assessore Carosso. Così da costruire insieme un percorso condiviso di progetti futuri”.

 

Il documento preparato da Cia Cuneo

Sulla programmazione dello Sviluppo Rurale 2023-2027 diverse aziende associate a Cia, insediate lungo l’intero territorio regionale delle Terre Alte, hanno segnalato la necessità di attivare una politica di sostegno indirizzata a favorire interventi riguardanti lo sviluppo delle aree montane, con particolare attenzione al comparto della castanicoltura. Questo perché quanti gestiscono le strutture agricole in quelle zone, come tutti i cittadini residenti in altri territori, necessitano dei servizi e delle infrastrutture essenziali per svolgere le loro attività: dalla viabilità tutto l’anno alle prestazioni di base; dalla telefonia e i collegamenti a Internet al potenziamento dei beni comuni come gli impianti irrigui e le piste forestali. Le precedenti funzioni amministrative, svolte fino a qualche anno fa dalle Comunità Montane, non hanno trovato negli Enti che le hanno sostituite le stesse capacità organizzative. Per cui, gli abitanti e le aziende agricole di montagna hanno percepito un forte vuoto. Sull’attuazione del vecchio Programma di Sviluppo Rurale sono poi emerse molte criticità nell’applicazione dei vari bandi sui territori montani, in quanto questi ultimi rappresentano delle realtà completamente differenti dalle zone di pianura.

 

Le proposte per le aziende di montagna

Le proposte di Cia riguardano la revisione di alcuni criteri per le future programmazioni del nuovo Sviluppo Rurale, in modo che si adeguino meglio alle esigenze delle aziende di montagna e all’evoluzione dei mercati.

 

Assegnazione dei punteggi sull’aspetto delle giornate lavorative

Il criterio è accettabile per la domanda di primo insediamento, ma applicata ai miglioramenti aziendali va contro ogni logica. Motivo? Perché la politica di incentivare la crescita in termini di estensione territoriale cozza contro i limiti del territorio montano. Quindi, nei bandi dello Sviluppo Rurale di miglioramento, Cia chiede che, solo per le aziende delle Terre Alte, vengano utilizzati criteri legati all’aumento della redditività e non quelli dell’estensione fondiaria.

 

Contributi a superficie

Per i contributi a superficie, come l’indennità compensativa, le misure agroambientali, il biologico, in area montana è auspicabile che il premio venga differenziato non per altitudine ma per la pendenza dei terreni. Infatti, le aree agricole in pendenza sono le più a rischio abbandono e “meno convenienti per l’agricoltore”, però costituiscono quelle più importanti per prevenire il dissesto idrogeologico, ambientale e paesaggistico.

 

Maggiore attenzione alla meccanizzazione agricola

Nei bandi attuali l’attribuzione del punteggio relativo alla meccanizzazione è secondaria rispetto alle strutture. Una situazione da superare in quanto una sana meccanizzazione permette di rendere l’azienda competitiva e, in molti casi, consente, la programmazione di coltivazioni che, rispetto alla pianura, non potrebbero essere effettuate. Bisogna perciò ampliare la gamma delle macchine finanziabili, includendo quelle attrezzature impiegate sul territorio montano le cui caratteristiche sono molto differenti da quelle di pianura.

 

Carburanti

Le aziende agricole delle Terre Alte negli ultimi anni sono state le più colpite dalle riduzioni sul gasolio agricolo, in quanto i lavori da svolgere spesso non danno le corrispondenti assegnazioni di carburante. Ma in montagna i trattori vengono costantemente usati per accedere alle aree non raggiungibili con le auto: operazioni necessarie a trasportare le attrezzature usate anche nelle manutenzioni delle strade interpoderali e dei sentieri che attraversano i fondi.

Imboschimento delle superfici agricole

Cia chiede di escludere il territorio montano da queste misure perché l’aumento esponenziale delle superfici boscate già riduce drasticamente i terreni agricoli utilizzabili. Al contrario, bisogna tutelare quanto non imboschito e favorire una gestione consapevole delle aree forestali.

 

Gestione fauna selvatica

Premettendo che la strada da perseguire è la convivenza, si chiede più attenzione alla prevenzione dei danni. Sugli ungulati è necessario che gli interventi di protezione dei fondi possano rientrare nei piani di miglioramento o nei bandi specifici, ma con dotazioni finanziarie adeguate. Per la gestione dei grandi predatori risulta fondamentale destinare maggiori fondi per la protezione degli allevamenti in alpeggio.

 

Prodotto di montagna

Bisogna impostare una campagna informativa a livello regionale per valorizzare il marchio “Prodotto di Montagna”.

 

Ristrutturazioni a basso impatto ambientale

Cia chiede l’inserimento di un punteggio nei bandi di miglioramento agricolo che premi le ristrutturazioni a basso impatto ambientale, usando materiali sostenibili e derivati dal territorio.

 

Le proposte per la castanicoltura

In questo settore c’è la necessità, segnalata da numerose aziende associate Cia, di attivare una politica di sostegno mirata a favorire le operazioni di ripristino dei castagneti da frutto in stato di abbandono e gli incentivi alla loro coltivazione. Infatti, le misure di sostegno per i castagneti hanno un’importante valenza ambientale ed ecologica, con effetti positivi sull’economia delle aziende agricole presenti nelle aree montane della regione e sul relativo territorio. Su quest’ultimo aspetto gli interventi contrastano il dissesto idrogeologico e contribuiscono alla messa in sicurezza del suolo e alla tutela delle aree marginali, favorendo il recupero funzionale dell’ecosistema bosco. Dice il presidente di Cia Cuneo, Claudio Conterno: “Nell’ultima programmazione dello Sviluppo Rurale, i castagneti da frutto non sono stati presi in alcun modo in considerazione. La scelta ha portato a un lento e progressivo abbandono delle superfici coltivate, incentivando anche le importazioni di prodotto estero nei mercati nazionali”.

 

Cosa serve  

Nella programmazione dello Sviluppo Rurale vanno previste alcune misure obbligatorie per la sopravvivenza e la crescita del settore castanicolo.

A partire dai finanziamenti per la potatura, il taglio delle piante estranee al castagneto da frutto, il rinnovo progressivo delle piante morte o in fase di deperimento e il risanamento delle chiome.

Quindi, servono contributi per la messa a dimora di nuove piante in sostituzione di quelle eliminate, di nuove piante innestate o per l’esecuzione di nuovi innesti.

Inoltre, hanno bisogno di finanziamenti la realizzazione, il miglioramento o il ripristino delle sistemazioni idraulico-forestali degli appezzamenti, con inerbimenti, muretti di pietra o di legno e creazione di solchi trasversali per evitare l’erosione del terreno.

Infine, Cia chiede contributi per l’acquisto dei macchinari a utilizzo forestale nei castagneti di montagna e per le attrezzature del post raccolta.

 

Abbruciamento e gestione del sottobosco

In montagna, al termine della raccolta delle castagne il sottobosco ha la necessità di essere pulito e i residui vegetali devono essere rimossi. Per trovare una soluzione a una pratica colturale antica, che rischia seriamente di essere compromessa, bisogna individuare delle deroghe al divieto di abbruciamento per quanti, attraverso la loro attività, lavorano nell’interesse collettivo con lo scopo di proteggere i versanti montani e valorizzarli, custodendo castagneti secolari. Come si può fare? Nel pieno rispetto degli stati di massima pericolosità riguardanti gli incendi boschivi e per un loro controllo preventivo, le aziende devono segnalare in anticipo i giorni e le particelle dei castagneti in cui vengono effettuati gli abbruciamenti.

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