Caso Rotoalba: 14 milioni di euro illeciti contestati dalla Guardia di Finanza agli imputati del crac

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Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cuneo ha rendicontato questa mattina in conferenza stampa la conclusione di una lunga attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Asti.Si tratta della bancarotta della Rotoalba da cui si è generato –scrivono i finanzieri – «un danno patrimoniale alle casse sociali e, conseguentemente, alla massa creditoria per oltre 15 milioni di euro».

La Guardia di Finanza ricorda di aver «riscontrato profonde irregolarità nella gestione sociale e fiscale, nonché omissioni contributive e previdenziali nei confronti dei 130 dipendenti» che erano oltre 130. Un buco di oltre 2,5 milioni di euro. Scattò la denuncia che ha poi portato il legale rappresentante della Rotobalba, l’editore milanese Guido Veneziani, sotto processo dopo la dichiarazione di fallimento, la chiusura e il sequestro di disponibilità per circa un milione di euro.

Gli accertamenti sono proseguiti portando gli inquirenti a «rilevare come – scrive ancora la Gdf – in maniera sistematica gli amministratori di diritto e di fatto della società albese avessero effettuato pagamenti in maniera preferenziale a favore di altre società del gruppo e segnatamente della capogruppo. Nello specifico, in epoca immediatamente antecedente la declaratoria fallimentare, gli amministratori della società albese, già in forte stato di insolvenza, mediante la falsificazione delle scritture contabili; attraverso giroconti e compensazioni attestate da posizioni creditorie e debitorie diverse da quelle reali, avevano arbitrariamente depauperato l’attivo societario». Inoltre avevano «distratto e alienato numerosi beni aziendali, alterando irrimediabilmente la par condicio creditorum». Prosegue il comunicato del comandante col. Massimo Pucciarelli: «Tali condotte fraudolente avevano potuto esplicarsi attraverso il concorso e la compiacenza degli organi di controllo societari». Tre amministratori furono arrestati, due furono portati in carcere e uno messo ai domiciliari. Tutti e tre sono poi stati rinviati a giudizio, uno ha patteggiato 2 anni di reclusione per altri è in corso il procedimento penale.

Conclude la sua nota il colonnello della Guardia di Finanza: «La solidità dei riscontri in sede processuale ha permesso di riprendere a tassazione, nei confronti degli imputati, proventi illeciti indebitamente conseguiti per una cifra di oltre 14 milioni di euro».

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