Caporalato: dopo condanna a Saluzzo toccherà a Langhe e Roero?

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Ora «ci impegneremo ad allargare la nostra azione ad altri due settori vitali per l’economia del Cuneese in cui sappiamo esserci zone d’ombra di sfruttamento, di lavoro grigio e nero: gli allevamenti e il sistema vitivinicolo di Langhe e Roero».Lo ha dichiarato Davide Masera, segretario della Cgil provinciale, commentando la sentenza emessa oggi nel capoluogo al termine del primo processo per caporalato celebrato in Granda.Tutti i fatti contestati sono avvenuti nel Saluzzese.Il magistrato Alice Di Maio ha pronunciato 5 condanne fino ad altrettanti anni di pena e due assoluzioni.

L’inchiesta era stata battezzata “Momo”, dal soprannome del cosiddetto caporale che faceva da tramite tra i lavoratori sfruttati –tutti migranti africani – e le aziende della frutta, tra doppi turni, di giorno nei campi, di notte in un macello di Barge, e paghe non dignitose e “in nero”. 

Il pubblico ministero Carla Longo aveva parlato di «caporalato grigio» per descrivere il fenomeno, perché faceva leva sulla paura dei braccianti di perdere il posto e quindi il permesso di soggiorno. I due parte lesa nel processo avranno un risarcimento provvisionale di 50 e 15mila euro, 10mila euro a Cgil costituitasi parte civile con il sindacato agricolo Flai e l’associazione Sicurezza e Lavoro.  

Oltre la reclusione, 14.700 euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici per Moumouni Tassembedo, idem per gli imprenditori agricoli Diego Gastaldi e Marilena Bongiasca; gli allevatori Andrea Depetris e Monica Coalova si sono presi 3 anni, 8.400 euro di multa e 5 anni di interdizione. Tutti gli imputati, come pena accessoria, per 2 anni non potranno assumere cariche in imprese, occuparsi di appalti e/o ricevere sussidi dallo Stato o dall’Unione Europea. 

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