Cantieri, da 1 su 2 emergono resti romani o d’età preistorica

0
26

ALBA – Accanto a ingegneri, carpentieri e muratori, all’apertura di ogni nuovo cantiere – ad Alba come nei comuni del territorio – è sempre presente anche un’altra figura: quella di un esperto archeologo. Una presenza prevista dalla legge in un territorio così ricco di reperti e testimonianze storiche, che spaziano dall’epoca preistorica a quella romana. «Praticamente, in ogni nuovo cantiere che si apre qualcosa emerge sempre, dai resti di capanne e insediamenti umani del Neolitico alle Domus romane». Insomma, il sottosuolo di Alba è una sorta di grande libro di storia, pronto a svelarci i suoi segreti ad ogni scavo. A sostenerlo è una delle più autorevoli esperte di questo campo, la direttrice del Museo Eusebio di Alba, Luisa Albanese. «In passato la presenza degli archeologi nei cantieri creava qualche timore, legato a possibili ritardi nei lavori in caso di ritrovamenti di particolare rilievo.

 

Oggi, fortunatamente, i residenti dell’albese sono ormai abituati all’idea di vivere in un territorio veicolato dal punto di vista archeologico e neppure si fa più caso alla presenza degli archeologi nei cantieri. Negli anni si è capito che ogni ritrovamento porta delle ricadute: il territorio si arricchisce sotto tutti i punti di vista se si trova qualche reperto importante e, soprattutto, se si sa poi valorizzarlo, con ritorni sia in termini culturali che turistici». Con le tecniche moderne, inoltre, muratori e archeologi possono portare avanti insieme il loro lavoro, e i cantieri procedere spediti anche in caso di ritrovamenti di particolare rilievo. Ma con quale frequenza dagli scavi di un cantiere emergono vestigia del nostro antico e antichissimo passato? «Nel caso di lavori più importanti, praticamente quasi sempre – precisa la direttrice dell’Eusebio -. In una città come Alba, a seconda della posizione del cantiere, sappiamo prima ancora che inizino gli scavi cosa potremo aspettarci. Se siamo nel centro storico emergeranno sicuramente resti di Domus romane. Nella zona compresa tra la Moretta, corso Piave e corso Europa vengono invece alla luce, anche se più raramente, i resti dei villaggi preistorici che si trovavano in questa zona, datati fino a 6.000 anni fa.

Gli ultimi reperti importanti sono emersi, in particolare, dai cantieri per la realizzazione del Supermercato Dimar a San Cassiano e in occasione dei lavori al Palazzo Govone Caratti, vicino alla chiesa del Duomo». In un territorio come il nostro è elevata anche la possibilità che reperti e resti archeologici vengano alla luce anche durante i lavori sulla rete stradale o per il teleriscaldamento. Per questo motivo, dal 2018 l’Anas e Ministero dei Beni Culturali hanno istituito la nuova figura dell’archeologo di cantiere, un profilo professionale altamente specializzato capace di assicurare il monitoraggio dei lavori sul campo sotto la supervisione della stazione appaltante dei lavori. I reperti ritrovati trovano così una nuova vita, andando ad arricchire le sale dell’Eusebio e degli altri Musei del territorio.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui