CANALE – Nuovi disservizi, per molti studenti canalesi delle scuole superiori rimasti appiedati la scorsa settimana dai pullman della linea della Gtt. E’ dunque tornato a ripetersi quanto già accaduto con maggiori acuzie nel 2021, in un’epoca condizionata allora dai divieti d’assembramento derivanti dalle regole Covid. Ora persino quella motivazione è venuta meno. Sono rimaste invece le persone: che si sono viste passare di fronte dai cinque ai sei pullman, nessuno dei quali pronto a fermarsi.
Con la desolante scena di una piazza Martiri semibuia, popolata da tante teste chine sul cellulare, chi per capire se fosse in atto uno sciopero bianco, chi per chiedere l’aiuto da casa come in un noto programma tv: ma non c’è nulla di cui sorridere, nemmeno in una simile suggestione. Ora come allora, scenario e attori sono rimasti i medesimi: portando decine di alunni (ma anche diversi lavoratori pendolari) a ricorrere a mezzi propri. E spiegare le ragioni dei ritardi, per quel servizio già pagato e non ottenuto. A proposito di ragioni: anche stavolta, chi scrive ha cercato di contattare la società di autolinee torinesi per indagare. Telefonicamente? E’ più agevole trovare un gatto a due teste. Tramite pl formulario sul sito Gtt? Possibile, a patto che si abbia per le mani il numero della linea. E poi quello del bus oggetto del reclamo, come se l’aspirante passeggero fosse un velox vivente. E pure il punto fisico esatto in cui è avvenuto il problema: dal momento che tutti questi dati sono “campi obbligatori” nella compilazione del reclamo online. “Grane” geolocalizzate, roba da nervoso Gps della (giustificatissima) protesta. Morale dell’inchiesta: un’altra seria candidatura all’ideale premio “Povero Illuso”, visto che l’istanza telematica si è fermata a quella risposta automatica che recita “La informiamo che la sua segnalazione è stata presa in carico”.
Così come quella, tuttora inesitata, effettuata nel 2021. Sarebbe bastato un fantozziano “attenda in linea”. Episodi simili si sono verificati anche a Montà: in una “cintura Albese” che sta crescendo a livello demografico, e che chiede nuovi investimenti. Più che le ruote, intese come nuovi mezzi a disposizione, sono aumentate le rotonde: ma questa è un’altra storia. E il malanimo generale, si sa, nuoce alla salute oltre che al tempo perso per cercare di rincorrere la sede di studio, o di lavoro in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi, tanto per citare una vecchia canzone sanremese: con un pensiero ai 55 euro spesi ogni mese per l’abbonamento ad un servizio che ha ora presentato nuove irregolarità. Quei soldi bisogna versarli subito: non sono “a scalare”, come avviene altrove, con sistemi ricaricabili e legati all’effettivo utilizzo. Come avrebbe detto buonanima di Maurizio Costanzo. “E’ un consiglio da amico”. Sperando che almeno questa segnalazione non si limiti a “essere presa in carico”. Un bus chiamato… desiderio.