Caccia, la stagione è a rischio: la protesta dei cacciatori piemontesi

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I cacciatori piemontesi sono sul piede di guerra. Per una volta, però, non contro il mondo delle associazioni ambientaliste che si batte per fermare l’attività venatoria, ma nei confronti dei ben più insidiosi cavilli della burocrazia. Oggetto della protesta, quello che i cacciatori definiscono un “cortocircuito legislativo”, che danneggerebbe in modo illogico l’attività venatoria in Piemonte. In pratica, l’accavallarsi di una serie di leggi e deliberazioni regionali avrebbe prodotto un sistema di gestione della caccia e delle armi in contrasto con le leggi nazionali.

Cacciatori in allarme «Ci troviamo di fronte ad una situazione assurda – si legge in una lunga lettera il vicepresidente del Comitato Dlpa (Difesa dei legali possessori di armi) Andrea Revel Nutini, rivolto all’assessore alla Caccia della Regione Piemonte Marco Protopapa -. Un danno, per giunta, doppio perchè in questo periodo ai cacciatori viene anche richiesto un aiuto per contrastare la proliferazione dei cinghiali, in relazione all’epidemia di peste suina africana». Nella lettera aperta Re­vel Nutini, a nome dei cacciatori piemontesi, invita l’assessore a provvedere al più presto per risolvere un problema che, oltre agli appassionati dell’attività venatoria, sta danneggiando indirettamente anche il mondo agricolo e la stessa l’amministrazione regionale. Senza un intervento della Giunta Regionale, e applicando alla lettera tutte le nuove norme entrate in vigore, in pratica diventa obbligatoria la cosiddetta prova di tiro per ciascuna singola arma posseduta. Questo, in una realtà regionale in cui sono pochissime le strutture abilitate in cui poter effettuare questo tipo di prove. Prosegue il vicepresidente del Comitato Dlpa: «La legge Regionale Piemontese n. 5 del 19 giugno 2018 ha previsto l’obbligatorietà delle “prove di tiro per la caccia”, con modalità di esecuzione formalmente inapplicabili poiché riferite a vecchie normative, che negli anni sono mutate. Tale erronea formulazione è stata ripetuta ed inasprita nella successiva Deliberazione della Giunta Regionale del 16 maggio 2019, che ha specificato le modalità operative di tali prove, prevedendo l’assurda l’obbligatorietà per ogni singola arma detenuta». Conclude Andrea Revel Nutini: «L’erronea individuazione dei poligoni e dei soggetti “certificanti” tali prove, individua di fatto pochissimi soggetti abilitati. Tutto questo, con gravi conseguenze per il settore, data l’imminente apertura della stagione venatoria».

La questione dei cinghiali Come sottolineano i cacciatori nella loro protesta, occorre che la Regione consideri l’attuale emergenza nazionale legata alla peste suina africana, particolarmente presente in Piemonte. La Regione ha adottato misure straordinarie per il contenimento dei cinghiali, per scongiurare il terribile pericolo della contaminazione dei suini domestici, che potrebbe provocarne l’abbattimento di centinaia di migliaia di capi, con danni incalcolabili per la filiera Piemontese. «Se le norme regionali non saranno modificate – si sottolinea ancora nell’appello – tali misure rischiano di essere inapplicabili, con tutte le relative conseguenze».

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