BRACRONACA

Bra: ancora guai per «dehoniano orante» ora querelato da carabiniere

A. C., classe 1971, già residente a Bra e che si presenta tra l’altro come «invalido civile» e «dehoniano orante famoso in tutto il mondo per aver scritto la prima canzone dedicata a papa Francesco», è tornato all’attenzione di un Tribunale. Questa volta – dopo diversi sfortunati venuti in contatto con lui, tra cui l’ex sindaco della città della Zizzola che lo citò e vinse una causa per diffamazione –, su iniziativa di V. A., ex comandante della Stazione Carabinieri di viale Costituzione. Un servitore dello Stato giunto da pochi giorni al traguardo della pensione, pure lui fatto oggetto dell’intensa attività di esposti a ogni livello e contro una molteplicità di bersagli da parte del «dehoniano». Nel caso di V. A. (e non solo: nel mirino di A. C. ulteriori pubblici ufficiali, autorità e financo magistrati) tutti sono stati archiviati. Eppure il «dehoniano», attualmente in regime di detenzione per precedenti e sott’accusa inoltre per “morte in conseguenza di altro reato”, ovvero lo stalking che avrebbe inferto a un vicino di casa infine toltosi la vita, non ha smesso di prendersela con il maresciallo luogotenente. Lo ha tacciato di «concussione, violenza privata e abuso di potere» e gli avrebbe indirizzato, insieme a commentatori dei suoi scritti in rete, apprezzamenti irriferibili. Di aver denunciato due aggressioni smentite la prima da tutti i colleghi del militare presenti nella circostanza, e la seconda dalla videosorveglianza di un centro commerciale, e ancora di un’asserita ma mai provata richiesta di denaro da parte dell’uomo in divisa per accordargli «protezione», è ora chiamato a rispondere al giudice di Asti.

A. C., come ritiene lo stesso carabiniere, avrebbe inteso fargli pagare con la diffamazione l’aver semplicemente svolto il suo dovere quando dispose il rispetto degli arresti domiciliari scattati per altre vicende nei confronti del suo persecutore. Questi, nonostante gli fosse stato fatto presente financo in caserma di evitare, gli inviava messaggi tramite canali privati e si rivolgeva malamente al sottufficiale su social network e blog culminando quindi nella diffusione, sempre online, di una sorta di libro. In questa e altre pubblicazioni rimaste in elenco negli store di Mondadori e Amazon, afferma che il luogotenente lo avrebbe «minacciato di morte». Il libro, che già nel titolo rintracciabile dai motori di ricerca strilla il nome di V. A., è illustrato da fotografie sue e dei suoi familiari, tratte da Facebook. 

L’accusa nei confronti di A. C., ritenuto capace di intendere e volere dagli specialisti che lo hanno visitato, in questo procedimento è di calunnia. Al magistrato al quale ha testimoniato in aula, il carabiniere che se ne protesta vittima ha fatto presente rammaricato come «ancora oggi se si digita il mio nome su internet, compare quel libro». Tramite il suo avvocato Giuseppe Vitello, V. A. ha già chiesto provvedimenti per far cessare l’annosa gogna mediatica, e spera questo possa finalmente accadere attraverso la condanna nei confronti di chi l’ha promulgata.

Redazione Corriere

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