Due euro al litro: è questo il livello che, anche a Torino e in Piemonte, ritornano a sfiorare i prezzi di benzina e gasolio in questi primi giorni dell’anno; la decisione del governo di reintrodurre la quota piena delle accise determina, infatti, un aumento di 30 centesimi su un litro di carburante rispetto allo scorso marzo (quando ci fu il primo taglio delle accise) e di 18 centesimi rispetto a dicembre.
Un’altra stangata da quasi mezzo miliardo di euro per le famiglie piemontesi.
“Considerato che siamo ancora in piena crisi energetica e che la guerra continua, c’è il rischio concreto di nuove impennate delle quotazioni sui mercati internazionali, con ulteriori aggravi per famiglie e imprese.Invano abbiamo sperato che la riduzione delle accise, pur decisa sull’onda dell’emergenza, potesse diventare permanente e strutturale” dice Enzo Nettis, presidente di Faib-Confesercenti, l’associazione dei gestori. “I gestori – continua Nettis – non determinano il prezzo. A loro, a prescindere dal prezzo alla pompa, vanno sempre e soltanto 3,5 centesimi lordi al litro. Con gli aumenti ci perdono tutti: i consumatori e le imprese, ma anche benzinai perché più cresce il prezzo meno prodotto si vende. Ci aspettiamo un’urgente convocazione dal governo, come promesso dal ministro Gilberto Pichetto Fratin: in ballo c’è il futuro della mobilità del Paese, della logistica e delle persone, oltre quello di 250 mila addetti nelle stazioni di servizio, nella raffinazione e nell’indotto del settore”.