“Bene la misura del Pnrr per installare il fotovoltaico sui fabbricati agricoli, ma con alcuni problemi”

0
6

Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha pubblicato sul proprio sito al link https://www.politicheagricole.it/bando_incentivi_parco_agrisolare l’avviso con le modalità di accesso agli incentivi per la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare sui tetti degli edifici destinati a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale. Evitando così totalmente il consumo di suolo fertile. Ci sono a disposizione – per tutta Italia – 1,5 miliardi di euro nell’ambito della misura “Parco Agrisolare” del Pnrr: 1,2 miliardi di euro per interventi nel comparto della produzione agricola primaria (stalle e cascine) e 300 milioni di euro in quello della trasformazione dei prodotti agricoli.  L’obiettivo è di promuovere la sistemazione di pannelli fotovoltaici in modo da poter raggiungere sull’intero territorio del nostro Paese una nuova capacità di generazione da energia solare di 375.000 Kw di potenza. Possono presentare la proposta di progetto gli imprenditori agricoli in forma individuale o societaria, le imprese agroindustriali in possesso del relativo codice Ateco e le cooperative agricole con specifici requisiti. Sono esclusi gli esonerati alla tenuta della contabilità Iva.

 

Le regole tecniche

L’impianto fotovoltaico deve essere collocato solo su fabbricati utilizzati per le lavorazioni agricole, zootecniche e agroindustriali. Gli agriturismi possono partecipare. La riqualificazione oltre ai pannelli con il limite della potenza minima installata di 6Kw prevede, dove è presente, la rimozione e lo smaltimento dell’amianto, l’isolamento termico e il sistema di aerazione dei tetti. Non si può superare l’autoconsumo medio dell’azienda. E’ necessaria la relazione tecnica asseverata.

 

I tempi e gli incentivi

Le proposte vanno presentate attraverso il portale messo a disposizione dal Gestore dei Servizi Energetici Spa accessibile dall’area clienti. Il loro caricamento va effettuato dalle ore 12 del 27 settembre alle ore 12 del 27 ottobre 2022. Gli incentivi verranno concessi mediante una procedura a sportello fino all’esaurimento delle risorse disponibili. I lavori possono iniziare solo dopo l’accettazione della proposta da parte del Gestore dei Servizi Energetici. La spesa massima ammissibile per singolo progetto è di 750.000 euro. Agli interventi realizzati è riconosciuto un finanziamento in conto capitale del 40% delle spese ammissibili massime. L’importo può essere maggiorato del 20% se le domande sono di giovani agricoltori o di agricoltori insediati nei cinque anni precedenti la data della stessa richiesta, se l’investimento ricade in aree soggette a vincoli naturali come quelle montane o ad altri vincoli specifici e se viene rimosso e smaltito l’eventuale amianto esistente sui tetti interessati dall’installazione dei pannelli.

 

Cosa ne pensa Cia Cuneo

Abbiamo chiesto una valutazione della misura a Silvio Chionetti, vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale di Cia Cuneo.

Gli aspetti positivi? “L’opportunità offerta al mondo agricolo dall’Unione Europea, attraverso gli interventi previsti dal “Parco Agrisolare” del Pnrr, è particolarmente  importante per produrre energia rinnovabile in un momento molto difficile per gli aumenti di quella tradizionale. Inoltre, posizionando i pannelli sui tetti di stalle e cascine non si consumano terreni fertili per l’attività produttiva. Infine, il contributo maggiorato per chi rimuove e smaltisce l’amianto presente sulle coperture va nella direzione della sempre più necessaria salvaguardia ambientale”.

Gli aspetti negativi? “Il limite minino di 6 kw di potenza da installare per gli impianti non consente a molte aziende che hanno un consumo energetico medio inferiore di partecipare. Escludendole così dalla possibilità di dare anche il loro contributo allo sviluppo delle rinnovabili, oltreché ad avere dei vantaggi per risparmiare sui costi produttivi sostenuti”.

Ma non solo. “Un altro limite della misura è la produzione destinata solo all’autoconsumo dell’azienda. Cioè, in pratica, quando hai dei picchi di consumo e non produci sufficiente energia la devi chiedere alla rete e la paghi. Nei momenti in cui ne consumi di meno la puoi immettere in rete, ma non te la pagano. L’agricoltore se realizza l’intervento non la fa certamente per speculazione, ma per avere l’energia necessaria a gestire l’azienda. La vendita di quella in eccesso rimane un aspetto marginale rispetto a quella utilizzata che, tuttavia, permetterebbe agli agricoltori interessati a investire nelle rinnovabili di integrare il loro reddito e di assorbire i costi di produzione sempre più alti. Assicurandosi così un minimo di sostenibilità economica”.  

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui