Tra le tante storie di profughi ucraini, una ci tocca molto da vicino. Vi parliamo di Iryna Tsyrulyk, ragazza che attualmente vive ad Alba e frequenta il sesto anno della Scuola Enologica. «Sono arrivata in Italia il 26 marzo, in fuga dalla guerra in Ucraina, invitata da alcuni amici italiani – racconta -. Nel primo periodo mi sono stabilita a Poirino ed ho preso parte alle lezioni universitarie a Torino. Il mio interesse era il vino, perché nell’ultimo inverno, quando ancora ero a Kiev, ho preso parte ad un corso per sommelier. Ottenuto il diploma ho collaborato con i miei genitori per l’apertura di un’enoteca nella capitale ucraina, che è tutt’ora aperta, nonostante la situazione». Come fare per approfondire il discorso vinicolo? «Alcuni amici di Poirino che lavorano nel mondo del vino – aggiunge – mi hanno raccomandato di visitare il territorio di Alba, che per la verità già conoscevo grazie al corso e mi hanno segnalato la presenza della Scuola Enologica. Così ho deciso di venire qui, ho parlato con la dirigente chiedendole se fosse possibile studiare nella scuola ed ho trovato una grande disponibilità. Così sono stata inserita nella sesta classe (il corso di specializzazione post diploma, ndr)». La sua vita oggi è serena, nonostante i pensieri, ed Iryna si è ben inserita in città: «Adesso vivo ad Alba in una famiglia di insegnanti, sono molto contenta di questa sistemazione. Loro sono persone gentilissime che mi aiutano anche dal punto di vista linguistico. Le lezioni a scuola sono molto interessanti ed ho un’ottima opportunità di imparare sempre cose nuove». Ti sei già fatta un’idea su cosa farai in un prossimo futuro? «È una domanda difficile. Dipende da molti fattori, ma soprattutto da come proseguiranno i miei studi. La mia intenzione è di frequentare ancora l’università ed accedere alla laurea magistrale. Non so se sarà in Ucraina o in Europa, staremo a vedere. Ovviamente mi manca tantissimo il mio paese, la mia famiglia, il mio lavoro. Ma oggi la situazione è ancora molto difficile, non tanto per i bombardamenti, quanto per la mancanza di acqua e di elettricità. La mia famiglia continua a lavorare e la vita è più o meno normale, ma è chiaro che tutti confidiamo nella fine del conflitto e nel ritorno alla pace».
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