Barolo fuori dalla zona Docg: un altro caso sotto processo

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L’anno scorso avevano patteggiato una condanna a 4 mesi con la condizionale ad Asti per consentire il dissequestro di prodotto sfuso che rischiava di andare in malora; a Cuneo si stanno invece difendendo nel processo penale i fratelli Attilio e Orlando Pecchenino. Titolari dell’omonima azienda agricola, Orlando già presidente del Consorzio di tutela del Barolo, sono appunto imputati di aver lavorato il “re dei vini” al di fuori dell’area territoriale prevista dalla Docg. A Dogliani dove la Pecchenino ha la sua cantina più capiente e non nella “succursale” di Monforte d’Alba.

Ieri in aula l’ispettore consulente dalla Procura ha ribadito che a suo parere in quest’ultima sede non c’era lo spazio sufficiente per le operazioni contestate e relative a uve di 4 vendemmie successive nel tempo. Anche le vasche e i serbatoi di vinificazione «risultano tutti recapitati a Dogliani e per spostarli serve una gru» – ha osservato. Considerazioni già verbalizzate dopo l’ispezione da cui partì il doppio procedimento

Il legale che assiste i Pecchenino, l’avvocato Luisa Pesce, ha ripetuto che «tutto si svolse secondo le regole» del disciplinare. Perché per l’inchiesta che ricadeva territorialmente sotto Asti i Pecchenino chiesero di patteggiare e a Cuneo no? «Perché in questo caso si tratta di vino già in bottiglia, che può attendere senza rischi di compromissione i tempi della giustizia» – ha spiegato Pesce. In parte sulle confezioni compare la scritta “Barolo”, la pregiata denominazione al centro dell’accusa di truffa.

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