Bambù, l’oro verde conquista le colline di Langhe e Roero

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Bamboo forest

  Sin dalla mia gioventù sono stato contagiato dall’amore per le piante e la natura. Questa mia passione si è poi trasformata nella vita nel lavoro di paesaggista del verde realizzando parchi e giardini. In particolare sul tema del bambù. Da più di vent’anni ho acquisito un terreno di 10 ettari intorno ad una vecchia cascina in pietra, nell’Alta Langa, e ho iniziato la coltivazione sperimentale di 100 specie di bambù, per testarne crescita, adattamento e sviluppo. Negli anni ‘80, con altri appassionati di queste piante, abbiamo fondato l’Associazione Italiana Bambù (www.bambuitalia.it).

Risorsa da sfruttare

La presenza di queste piante in Italia non è poi così rara come sembrerebbe, ma è localizzata a macchia di leopardo. Anche nei nostri territori di Langa e Roero i bambù sono presenti da moltissimo tempo. A Corneliano, in una valletta laterale al paese, un particolare bambù ha preso possesso di un’intera collina, su un’estensione di una decina di ettari. Le persone del posto mi raccontavano che le  canne venivano un tempo tagliate e utilizzate come tutori nei vigneti. Questo bosco andò in fioritura una quindicina di anni fa in contemporanea con la stessa specie in tutto il mondo. Adesso appare  rinato e in buona salute. Nel Roero vi sono diverse estensioni di altre specie di bambù, nelle zone di Montà, Santo Stefano Roero, ma anche in alcune vallette di Cherasco si sono praticamente naturalizzate e fanno ormai parte del paesaggio. Questi bambù si sono insediati nelle zone non utilizzate con altre coltivazioni, periferiche e poco accessibili, anche di forte pendenza contribuendo alla stabilità dei declivi. Sono per lo più in abbandono e, peccato, non utilizzate razionalmente.

Dalla carta alla farina

L’Italia, per la sua posizione geografica, è sicuramente una delle regioni favorite, in ambito europeo, per una coltivazione a filiera circolare del bambù. Le coltivazioni e gli impianti possono essere modulati e variati a secondo della specie, delle condizioni ambientali e pedologiche e in funzione degli utilizzi, food e no food. Utilizzi che spaziano davvero in tutti i campi: legname per pavimenti, rivestimenti e arredi, fibre tessili per abiti biologici e anallergici, plastiche green, alimenti come germogli commestibili, tè e farine, estratti cosmetici per creme e dentifrici, e naturalmente per la produzione di carta, resistente e di ottima qualità.

Per le coltivazioni, inoltre, c’è la possibilità di ottenere certificazioni che accrescono il valore del prodotto, come il marchio FSC (Foreste coltivate in modo responsabile), o il marchio Demeter (Coltivazioni biologiche e biodinamiche). Le piante di bambù non soffrono di particolari parassiti, sono resistentissime e creano degli ecosistemi positivi per la consolidazione dei suoli e per l’habitat che si crea.

Il “Maiale verde”

Gunter Paoli, il noto economista belga, nella sua pubblicazione Blue Economy, tra i cento progetti innovativi da lui citati, pone tra i primi dieci quello inerente il bambù. Il concetto che sta alla base di questa filosofia supera quello classico della Green Economy, in cui i rifiuti si trasformano in risorse per un altro ciclo produttivo. Non per niente i cinesi si riferiscono al bambù come al “maiale verde”.

Tutte le piante che vanno sotto il nome generico di bambù contano ben 70 generi e 1.200 specie, sparse su una ampia fascia mondiale di zone con caratteristiche climatologiche anche molto differenti. Una domanda che mi viene spesso posta è quella che riguarda la realizzazione di piantagioni nel nostro territorio e il rapporto tra costi e ricavi. Le zone ed i terreni su cui si possono coltivare bambù vanno dalla pianura alla montagna. Chiaramente le specie da scegliere, per una coltivazione razionale, sono in funzione dell’ambiente, del clima, del terreno e dell’esposizione. Tutto da valutare attentamente e, non ultimo, pianificando i vari prodotti che si intendono ottenere, vendere o trasformare.

Le rese in termini quantitativi possono variare molto, come in tutte le altre coltivazioni, e dipendono dai fattori sopracitati. Una cosa che consiglio è quella, se possibile, di non affidarsi alla coltivazione di una sola specie, ma diversificare in modo da avere raccolti differenti (e quindi anche ricavi ) nell’arco dell’anno.

Il futuro

La filiera del bambù è ormai in fase di avviamento e sono convinto che avrà un futuro importante anche sulle nostre colline. Una ragione in più però per valutare e procedere con un  progetto tecnico – economico preciso e  affidabile sotto tutti gli aspetti.  La coltivazione non è complicata grazie anche alle piante che sono resistenti e pressoché immuni da parassiti e malattie. Oggi, con i cambiamenti climatici e l’avvento di nuovi parassiti e patologie (cimice asiatica, flavescenza, virosi varie) trovare una coltivazione che praticamente non necessita di lavorazioni pesanti né di costose e inquinanti pratiche agronomiche, producendo in quantità e qualità, può essere un’ottima soluzione da adottare. Un favore per noi e per l’ambiente in cui viviamo. 

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