ASTI – CUNEO – La Cgil si appella a Toninelli per il completamento

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Egregio Signor Ministro,

la scrivente organizzazione sindacale rappresenta oltre 60.000 lavoratori e pensionati iscritti delle province di Asti e Cuneo e desidera rappresentarle tutta la loro preoccupazione per il protrarsi di una situazione che, se non rapidamente risolta, rischia di aggravare ulteriormente il già difficile rapporto tra cittadini e Stato centrale. Intendiamo riferirci all’annosa questione della mancata conclusione dei lavori per la realizzazione dell’autostrada Asti-Cuneo (A33), al cui completamento mancano solo 9 Km sui 90 Km totali.

I lavori sono ormai interrotti da anni e, nonostante le ripetute sollecitazioni di amministratori e organizzazioni politiche e sociali del territorio, e le numerose promesse elettorali, la situazione non sembra sbloccarsi.

Anzi. In una recente dichiarazione (21 gennaio u.s.) il vice presidente del Consiglio on. Luigi Di Maio – facendo eco a una analoga dichiarazione da Lei rilasciata il 26 settembre 2018 – sosteneva che “per evitare una proroga di 4 anni al concessionario su altra opera… per completare i lavori è allo studio una soluzione tecnica migliore e più sostenibile”. In realtà come le sarà certo noto, la soluzione “più sostenibile” per avviare e concludere rapidamente i lavori del lotto mancante – Roddi (Alba) Cherasco – è già stata individuata dal concessionario, d’intesa con gli amministratori del territorio, e consiste nell’abbandono del progetto che prevedeva un tunnel sotto il fiume Tanaro (costo stimato 700 milioni di €) a favore di una soluzione in superficie (costo stimato 350 milioni di €). Detto progetto prevede una estesa di circa 9 Km, di cui 6 Km in proseguimento delle opere già realizzate e, per 3 Km, l’adeguamento della esistente tangenziale di Alba. Quindi sono già stati positivamente affrontati i temi tecnici relativi

alla fase finale dell’opera.

Non dovrebbero sussistere neppure problemi relativi al finanziamento dell’opera, posto che il 28 aprile 2018 tra il Governo italiano e la Commissione Europea si è raggiunta un’intesa, dopo una lunga trattativa che ha impegnato per anni vari ministri, la quale consente di avviare lavori su ampi tratti della rete autostradale italiana, realizzando investimenti per circa 10 miliardi di euro. In particolare, in dette intese, si prevede il finanziamento della conclusione dei lavori della A33 da parte del Gruppo Sias (Gavio) attraverso una operazione di cross financing (dunque senza oneri per lo Stato). Non solo. Come Lei ben sa, sulla base delle richiamate decisioni della Commissione Europea, si innesterà un processo che porterà quasi tutte le autostrade piemontesi, oggi gestite da singole concessioni (Torino-Milano, Torino-Piacenza, Torino-Quincinetto e Tangenziali di Torino, Asti-Cuneo), a essere nel 2030 soggette a una unica gara: per il che circa 400 Km di autostrade piemontesi saranno affidate a un unico gestore, superando l’attuale anacronistico sistema di piccole concessioni. Ne consegue che sarà possibile porre a capo nel nuovo concessionario importanti lavori per la sicurezza e la manutenzione sulla rete esistente e prevedere il completamento dei collegamenti mancanti tra il sistema autostradale e la viabilità provinciale afferente ai centri urbani cosiddetti minori.

Non è certo immaginabile, Signor Ministro, che l’attuale Governo riprenda la strada per Bruxelles al fine di ridiscutere un accordo che: è chiaro nei suoi obiettivi; preciso e stringente nei tempi di attuazione; efficace per quanto attiene alle finalità pubbliche; non vessatorio verso gli utenti (non sono previsti aumenti tariffari sino al 2030, salvo quelli determinati dall’inflazione). Non solo, qualora il Governo intendesse disattendere detti impegni, si determinerebbe l’ennesimo conflitto tra le Istituzioni, paralizzante quanto alle decisioni da assumere. Paralisi che non sarebbe indolore e che sarebbe pagata dai territori interessati in termini di disservizi e diseconomie.

Ci permettiamo di sottolineare, dopo circa trent’anni di attese (la prima concessione risale ai lontani anni ‘90), come l’esasperazione tra i cittadini delle provincie interessate è ormai molto alta. L’opera in questione è infatti fondamentale: sia sotto l’aspetto ambientale, rendendo più scorrevole e ordinato il traffico, liberando cittadine e paesi dal traffico puramente parassitario; sia sotto l’aspetto squisitamente viabilistico, essendo importantissimo il collegamento tra Asti, Cuneo e la rete autostradale italiana, in specie verso Torino, Milano e Genova (A5 – A6 – A26 – A21) ed Europea (E 70) e la Francia, attraverso il traforo del Tenda in corso di raddoppio; sia per consentire lo svilupparsi di un sistema logistico integrato tra la viabilità e il sistema ferroviario (altra nota dolentissima dei nostri territori); sia per favorire la ricucitura di territori, i quali per vocazione e necessità, sono sempre di più volti ad integrarsi attraverso le infrastrutture materiali ed immateriali e i servizi.

Siamo anche indotti a ritenere che il territorio astigiano e quello cuneese trarrebbero un grande vantaggio dal completamento della A33 sotto il profilo della loro economia. L’autostrada consentirebbe il rafforzamento dei poli industriali esistenti e renderebbe disponibili ulteriori spazi, oggi poco serviti, per auspicabili nuovi insediamenti produttivi; faciliterebbe, inoltre, ulteriormente l’accesso ad aree di eccellenza turistica eno-gastronomica del nostro Piemonte, quali sono le Langhe ed il Monferrato e un miglior accesso alle Aree Unesco contribuendo in questo modo al rilancio di un territorio che ha perso, che nel corso degli ultimi dieci anni, centinaia di posti di lavoro.

Infine, ma è per noi sindacati dei lavoratori la prima quotidiana preoccupazione, riteniamo che lo sblocco di un cantiere importante anche sotto il profilo economico per le nostre economie locali, possa rimettere in moto il settore edilizio, che nei nostri territori, come in tutto il Paese, ha subito forti decrementi occupazionali. I dipendenti del settore edile nelle due province sono diminuiti dai 9763 del 2009 ai 5519 del 2018 le imprese edili che hanno cessato l’attività negli ultimi anni sono state 890. La ripresa del settore edile, come Lei sa, funge sovente da volano per altri comparti economici.

Confidando di essere stati in grado di illustrarLe, sia pure sinteticamente, le ragioni per le quali riteniamo essenziale il completamento dell’Asti-Cuneo, e certi della sua massima attenzione alla soluzione di un problema basico per le nostre comunità, le inviamo i migliori auguri di buon lavoro, unitamente ai nostri migliori saluti.

Cgil Cuneo Davide Masera

Cgil Asti Luca Quagliotti

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