E’ atteso per oggi l’ennesimo Dpcm, decreto del presidente del Consiglio dei ministri con nuovi provvedimenti anti-contagio. Dovrebbe entrare in vigore domani, sabato 16 gennaio e restarlo fino al 5 marzo. Le indiscrezioni riferiscono di due mesi di ulteriori restrizioni per evitare la “terza ondata”, anche se del coronavirus in realtà non ci siamo mai nemmeno parzialmente liberati.
Il principale, ulteriore sacrificio imposto agli italiani sarà il divieto di spostamento tra regioni, anche quelle che dovessero restare di colore giallo, ovvero a rischio moderato per la diffusione del contagio. Dovrebbe durare un mese.
Su tutto il territorio nazionale si potrà andare a casa di amici e parenti una sola volta al giorno e al massimo in due persone non conviventi.
Ulteriore sacrificio, forse esiziale per tante attività, sarà quello che viene motivato dal Governo con l’opportunità di evitare assembramenti: ai bar dovrebbe essere vietato lavorare anche per l’asporto dopo le ore 18. Usiamo il condizionale perché nella traballante maggioranza (Italia Viva ha tolto il suo appoggio, martedì il premier Giuseppe Conte dovrebbe presentarsi in Senato a caccia dei voti di sostituti “responsabili” per evitare le dimissioni) si discute ancora se limitare questo divieto a bevande e alcolici.
L’Italia resterà suddivisa in fasce e farà la sua comparsa un nuovo colore, il bianco per quelle regioni con rischio particolarmente basso. Sarà accordato se per almeno tre settimane ci sarà un’incidenza dei contagi inferiore a 50 casi ogni 100mila abitanti. Con la situazione odierna, è possibile prevedere che a centrare questi parametri non ce la farà quasi nessun territorio.
Non si parla di palestre e nemmeno di altre attività sportive finora anch’esse vietate, ma il Dcpm potrebbe autorizzare la riapertura dei musei nei giorni feriali e solo nelle aree gialle.
In base ai dati dell’ultimo monitoraggio, il ministero della Salute entro questa sera stabilirà i colori delle Regioni con i relativi assetti, cosa si può fare e cosa no, che già conosciamo.
Intanto la Corte Costituzionale, ed è la prima volta che accade, ha sospeso una legge: quella promulgata dalla Valle d’Aosta che consentiva meno restrittive rispetto a quelle decise a Roma. Un (altro) divieto che riguarderà tutte le Regioni che intenderanno legiferare sulla tutela della salute: essa resta prerogativa nazionale.
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