Aprile e maggio, si parte tutti con coraggio

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Con un po’ d’invidia ho preso atto che il recente ponte del 25 aprile ha visto transumare qualcosa come 13 milioni d’italiani. Auto in colonna, autostrade al gran completo, mete turistiche assalite con entusiasmo: i media hanno raccontato l’ennesima medaglia d’oro del nostro sport preferito e cioè la partenza per le vacanze. Ho poi fatto caso che “il primo esodo di primavera” (secondo la definizione dei tg nazionali) ha coinciso in gran parte con la quarta settimana del mese. Quella che le stesse autorevoli fonti considerano la settimana della cinghia tirata, della spesa pane e acqua, dei cinque euro di benzina infilati in serbatoi già anemici come un cannibale vegano. Avete già capito che qui i conti non tornano. E’ come il paradigma della compenetrazione dei corpi: non è possibile che due oggetti diversi occupino lo stesso spazio nello stesso momento. O qualcuno ha contato male le macchine, o qualcuno vive in un altro Paese, piuttosto derelitto, ed è convinto che sia l’Italia. Questo deriva da una brevissima serie di contraddizioni: la prima è che 13 milioni di persone rappresentano oltre il 20% della popolazione e quindi un campione statistico rilevante. La seconda trova fondamento nel fatto che la sindrome della quarta settimana è una patologia ormai descritta da tempo e classificata in tutte le varianti cliniche, sintomi e complicazioni. Come spiegare che le stesse persone, o almeno una quantità importante di queste, che lamentano difficoltà oggettive a riempire la borsa della spesa, riempiono invece il serbatoio dell’auto e si mettono allegramente in coda per mari, monti e musei. Un fatto che riempie il mio cuore di letizia, sia ben chiaro, ma che mi pare strabico forte. Non credo che si sia digiunato un mese per folleggiare sino al primo maggio, e non so come si possano liberare risorse di cui si nega l’esistenza. Si accettano suggerimenti: luglio e agosto arriveranno in un attimo.

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