Appello da Alba delle Donne in nero per un mondo senza muri

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ALBA – Tutti, prima o poi, abbiamo avuto modo di vederle. Immobili in fila all’angolo delle piazze. Silenziose. Vestite di nero. Con al collo cartelli e slogan innegianti al disarmo e alla pace nel mondo. Sono le “Donne in nero contro la guerra”, un’associazione internazionale nata in Israele nel 1988 per opera di un gruppo di donne israeliane e palestinesi che avevano scelto questa forma di protesta silenziosa per denunciare i soprusi a danno del popolo di Palestina.
Pochi anni dopo, e già nel 1991 nasceva anche ad Alba il gruppo locale delle “Donne in nero”, che in questi trent’anni si è mobilitato in numerose occasioni, a sostegno non solo dei palestinesi, ma contro ogni forma di guerra, violenza e occupazione.
«In genere, le nostre proteste silenziose si svolgono l’ultimo sabato del mese, in via Maestra – spiega Maria Tibaldi, una delle componenti storiche del sodalizio -. La nostra convinzione è che non ci sarà pace finchè ci saranno le armi. Siamo nate per sostenere la causa palestinese, ma nelle nostre manifestazioni silenziose, a cui possono ovviamente partecipare tutti, anche gli uomini, ci siamo occupate di molte criticità, dal massacro dei curdi all’accoglienza dei migranti. Una nostra recente manifestazione era legata alla protesta contro l’acquisto, da parte dell’Italia, dei Caccia Bombardieri F35, che dovrebbe essere ultimato nel 2020. Abbiamo anche chiesto alla conferenza dei capogruppo di inserire un ordine del giorno nel prossimo Consiglio comunale in cui si chieda al Governo di rinunciare a questo acquisto».
Insieme a diverse altre associazioni del territorio, il gruppo albese delle Donne in Nero ha organizzato, per la giornata di sabato 9 novembre, una grande manifestazione in via Vittorio Emanuele “Un mondo senza muri”. «Nel 2002 Israele ha iniziato a costruire il suo muro alto 8 metri e lungo oltre 700 km sulla terra palestinese – conclude Maria Tibaldi -. Oggi è il momento di unirci contro la proliferazione globale dei muri. Dal muro dell’apartheid israeliano al muro della vergogna tra Stati Uniti e Messico, quasi 70 muri in tutti i continenti oggi stanno lacerando le terre e le vite delle persone. Causano migliaia di morti ogni anno e distruggono mezzi di sostentamento. Sono monumenti di espulsione, e­sclusione, oppressione, discriminazione e sfruttamento. Ci sono muri di cemento armato e filo spinato ma ce ne sono anche tanti altri che sono invisibili: dai muri della povertà e delle disuguaglianze a quelli dell’indifferenza e del pregiudizio, dai muri mediatici ai muri dell’odio e dell’intolleranza. L’ideologia dei muri che si va diffondendo è devastante. Per questo ci uniamo all’appello per il 9 novembre come Giornata globale di azione per un mondo senza muri».

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