Alba ritocca il prezzo del caffè: Troppi aumenti per materie prime e bollette»

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E’ pressoché certo che presto, forse anche entro fine anno, il prezzo della tazzina di caffè servita al bar sarà rivisto al rialzo. Ad Alba il prezzo ha già superato la quota di un euro e sono pochi i locali dove la tazzina preferita dagli italiani si può avere con una sola moneta e rarissimi i casi in cui ne viene anche del resto. Per contro in diversi locali sono esposti fogli che spiegano ai clienti la necessità di un sacrificio dettato dalle circostanze e dalla congiuntura internazionale.

Ad esempio “Caffè Rossini” spiega che i costi della materia prima di qualità sono cresciuti a causa degli eventi meteo avversi in Brasile e, in generale nei Paesi produttori del Centro America. E, in generale, sono stati i rincari di tutta la filiera ad annullare il differenziale consentito dalla vendita di un e­spresso. «Per la nostra categoria – spiega Nello Iannone di “Art Cafè” – la situazione sta diventando critica: dobbiamo affrontare gli aumenti delle materie prime, delle bollette e delle misure indotte dalla pandemia. A gennaio è previsto un aumento anche dei listini delle case vinicole. E vedremo come le nuove norme previste dal 6 dicembre impatteranno sulla nostra situazione». Il problema è quello della marginalità consentita dal prezzo attuale della tazzina che è stato progressivamente eroso dall’incremento dei costi e dall’impennata subita in tempi recenti sia dalle materie prime che dai servizi e dall’energia.

Al presidente ACA, Giuliano Viglione, abbiamo chiesto un commento alla voce che indica la possibilità di un aumento che potrebbe raggiungere quota 1,5 euro. «L’Associazione – commenta – è al corrente delle difficoltà degli esercenti dei bar. La tazzina ad un euro o meno è ormai una situazione difficilmente sostenibile in ambito cittadino dove le spese generali sono consistenti. Ci sono gestori che vorrebbero passare rapidamente almeno a 1,2 euro, ma non credo sia possibile, almeno nella nostra realtà locale, raggiungere direttamente quota 1,5 euro per un caffè. Parlo dell’espresso “standard” ovviamente, perché ci sono già caffè prodotti con miscele particolarmente selezionate che hanno questo prezzo. Personalmente non credo che la maggior parte della clientela accetterebbe di buon grado un caffè a 1,5 euro anche perché il costo della colazione al bar, ad esempio, salirebbe ben oltre i 3 euro che sono pur sempre 6mila vecchie lire». Gli e­sperti marketing guardano invece con una prospettiva positiva nei confronti della tazzina a 3mila lire. L’ipotesi è quella di un investimento sulla remunerazione del prodotto più richiesto nei bar che, pur a fronte di un sacrificio iniziale, produrrebbe effetti benefici su tutta la filiera: dalla raccolta al banco. Un caffè più caro insomma… ma – parafrasando Carlin Petrini – più buono, più pulito e più giusto.

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