Mercoledì 20 marzo, durante il solito incontro settimanale degli iscritti al Centro “cocoon” del quartiere Bescurone, l’architetto Enrico Serra ha intrattenuto le numerose persone presenti sul tema del restauro della facciata della chiesa di Sant’Andrea di Bra, quella che si trova sulla Rocca, vicino al Municipio, e che è considerata un gioiello del barocco piemontese.
Con il supporto di tutta una serie di diapositive, realizzate e proiettate da Claudio Gallizio, il tecnico ha ripercorso a grandi linee la storia della chiesa, realizzata verso la fine del 1600 da Guarino Guarini su disegno di Gian Lorenzo Bernini.
L’edifico sacro fu sottoposto nel tempo a numerosi interventi, l’ultimo dei quali che si è concluso solo a fine dicembre dell’anno scorso.
Quando infatti venerdì 28 dicembre l’ultimo ponteggio è stato smontato, è apparsa visibile agli occhi di tutti la splendida facciata di cui colpisce subito la novità del colore: un malta vivo e storico, che richiama la tinta gres originale, di vecchia età, che ha sostituito il preesistente color ocra.
Grazie inoltre all’intervento di restauro e di messa in sicurezza delle statue, sovrastanti la facciata e poste ai vertici esterni della stessa, essa si presenta ora in tutta la sua bellezza.
Tutti i presenti all’incontro hanno seguito con molta attenzione l’esposizione dell’architetto rivolgendogli a tratti domande per avere precisazioni e chiarimenti.
A quello dell’architetto Serra è seguito un breve e apprezzatissimo intervento di don Giorgio Garrone, il parroco appunto della chiesa di Sant’Andrea, il quale ha portato alla riflessione di tutti il significato dell’arte sacra nel tempo, ricordando che, all’epoca in cui vennero realizzate edifici come la chiesa di Sant’Andrea di Bra, la maggior parte della popolazione era analfabeta e il modo di comunicare il proprio pensiero civile e religioso era proprio quello di affidarlo ai contemporanei e ai propri discendenti attraverso i manufatti: chiese, palazzi, statue, eccetera.
L’ennesimo mercoledì culturale di “cocoon” si è concluso poi con il solito rinfresco, con quattro chiacchiere in amicizia e con un “arrivederci a mercoledì prossimo!”.
Filippo Franciosi