Se la pista fosse stata in condizioni di sicurezza quell’incidente non avrebbe avuto conseguenze mortali. Ne sono convinti i genitori di Fabio Marra che perse la vita a soli 23 anni il 20 febbraio 2016. Studente universitario, si stava allenando alla sua passione, il motocross. A tradirlo forse non fu la Suzuki 250 che anziché curvare andò dritta fuori pista a “Le Dune” di Nichelino (To). Questa l’ipotesi dell’accusa dopo che i Marra hanno ottenuto dalla Magistratura la riapertura delle indagini.
La famiglia (papà carabiniere, mamma insegnante, un fratello che abitano in frazione Bandito di Bra) chiede giustizia e dice di aver insistito per la non archiviazione del caso perché tragedie come questa non si ripetano. Secondo gli elementi raccolti dall’avvocato torinese Luca Bruno e avvalorati dal Gip, lo spazio “di fuga” dove Marra andò a sbattere contro un muro di cemento era insufficiente; la recinzione mancava in alcuni tratti e “Le Dune” sarebbe risultata priva di certificato di valutazione dei rischi del tracciato. A processo il prossimo autunno oltre al gestore dell’impianto sarà chiamata la Federazione Motociclistica Italiana, al cui Comitato Impianti sarebbe toccato controllare.