L’ora più buia, 6 novembre 1994: il diario di tre giorni d’inferno

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Il 6 novembre 1994 le province di Cuneo, Asti e Alessandria furono pesantemente colpite da un violento evento alluvionale che causò l’esondazione dei fiumi Po, Tanaro e molti loro affluenti, causando 70 vittime e 2.226 senzatetto. Dopo tre giorni di piogge continue (oltre 600 mm) il fiume Tanaro crebbe a livelli spaventosi. Un’onda di piena si formò il giorno 5 novembre a monte di Garessio e correndo giù a valle devastò con furia inaudita tutto il suo corso e le decine di centri abitati lungo le sue sponde sino a giungere presso la foce nel Po nelle prime ore del giorno 7 novembre. Durante l’evento alluvionale il Tanaro toccò valori di portata record mai raggiunti nel secolo. All’idrometro di Farigliano il fiume sfiorò l’eccezionale altezza di 9 metri (ben 3 metri oltre il precedente livello storico) con una portata di colmo di 3.400 m3 al secondo.

Ad Alba, Asti e Alessandria l’ampiezza della piena fu compresa tra i 4.000 e 4.200 m³ al secondo. Particolarmente sconvolto dall’evento alluvionale risultò tutto il tratto compreso tra il comune di Ceva e la confluenza con la Stura di Demonte presso Cherasco, dove il Tanaro distrusse quasi totalmente la maggior parte dei manufatti civili presenti (abitazioni, ponti, strade), mutando anche per ampi tratti in modo definitivo la fisionomia del suo letto e del fondovalle. Particolarmente colpite furono le città di Ceva, Alba e Asti, inondate per 1/3 della loro superficie, e soprattutto Alessandria, sommersa quasi per il 50%, dove persero la vita anche 14 persone. Distruttiva fu anche l’azione del torrente Belbo. Nei tre giorni di pioggia il torrente si gonfiò a dismisura, toccando a Santo Stefano Belbo valori di portata eccezionali di 1.330 m3 al secondo, 220 volte la portata normale, tracimando così per l’intera lunghezza del suo corso e devastando brutalmente quasi tutto il suo fondovalle.

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